Cade il collegio sicuro alla Camera Da Letta a Rossi, ma quello azzurro

Un anno fa il segretario Pd tornava in Parlamento vincendo le suppletive. Ora l’eletto è il coordinatore FdI

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di Pino Di Blasio

Non è paradossale, né campanilistico, affermare che è Siena il luogo simbolo della sconfitta Pd in queste elezioni politiche. E, di riflesso, il collegio dove Fratelli d’Italia può levare più in alto i calici per brindare alla vittoria. Anche se la provincia era ’annacquata’ alla Camera con Grosseto e al Senato con Grosseto e Arezzo, è qui che è maturata l’illusione più cocente per i dem. Che si è trasformata nel boomerang letale che ha ridotto il Pd alla miseria di tre collegi uninominali vinti su 13 in Toscana. Con la fortezza rossa sempre più costretta nei confini fiorentini, dove ha eletto due deputati e una senatrice.

Se è vero che la pesante debacle del Pd è scaturita dopo il fallimento del ’campo largo’ e dell’alleanza con Azione di Calenda, la culla di questa strategia è stata proprio l’elezione suppletiva di Siena. A ottobre del 2021 Enrico Letta, dopo aver conquistato il seggio lasciato da Pier Carlo Padoan, con il 49,92 per cento dei voti (a dir la verità, pochi numericamente, appena sopra i 33mila) dichiarò che voleva indossare i panni del ’federatore’, di chi mette insieme tutte le anime del centrosinistra e riesce a trovare il comune denominatore tra Pd, sinistra estrema, Italia Viva, Azione e persino Movimento 5Stelle.

In Piazza del Campo germogliò la strategia del ’campo largo’, in piazza del Campo il fallimento di quell’idea di federazione, ha portato alla caduta dell’ennesimo bastione rosso inespugnabile. D’accordo, il collegio oggi è più grande, alla Camera pesano anche i 150mila elettori grossetani. Ma se si sommassero i voti di centrosinistra, M5Stelle e Azione-Italia viva, si arriva a quota 130 mila consensi, pari al 53%. E’ quello che poteva essere e non è stato per il centrosinistra, era il rischio che si è dissolto di fronte alla cavalcata imperiosa del centrodestra e di Fratelli d’Italia.

Se per Letta i collegi senesi sono la Caporetto per la sua segreteria, per Giorgia Meloni, il proconsole toscano Giovanni Donzelli e il coordinatore Fabrizio Rossi rappresentano Vittorio Veneto. Non era mai accaduto che tutti i collegi si colorassero di azzurro, nemmeno nel 2018 quando in Toscana la ’macchia rossa’ era limitata alla striscia dal Mugello alla Valdichiana, pari a 5-6 collegi uninominali. Per Fabrizio Rossi è stata una vittoria doppia battere l’ex governatore Enrico Rossi, surclassare l’idea della Toscana felix che nel decennio precedente era dominante. Restando alla Camera, dando per scontata l’elezione di Laura Boldrini, prima nel plurinominale Toscana sud, i conti degli altri deputati eletti si fanno più complessi. Dovrebbe avercela fatta Francesco Bonifazi per Azione-Iv, per i 5Stelle la scelta è tra Riccardo Ricciardi e Stella Sorgente, per la Lega dovrebbe spuntarla Mario Lolini. Ma ci sono troppi incroci tra collegi, avranno un peso anche le opzioni obbligate per il collegio dove si è preso meno voti. Per questo Francesco Michelotti, quarto nel listino di FdI, aspetta il calcolo dei resti: Fabrizio Rossi e Chiara Colosimo sono stati eletti nei collegi uninominali, sopra di lui c’è solo Chiara La Porta, candidata anche altrove.