Botte alla madre "Dò fuoco a tutto"

Rinviato a giudizio il figlio che gridava di volerla uccidere: vicenda incredibile alle porte di Siena

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di Laura Valdesi SIENA Un bollettino di guerra. Una violenza che si stenta a descrivere. Gratuita. Nei confronti di una madre che ha fatto di tutto per aiutare quel ragazzo che l’ha invece ripagata alzando le mani. Provocandole anche delle fratture. Minacciando di dare fuoco a tutto, persino di ucciderla. Stremata dai soprusi e dal comportamento di quel figlio, alla fine l’ha denunciato. E adesso verrà processato. Nessuna esitazione ieri del gup Roberta Malavasi nel rinviarlo a giudizio fissando la prima udienza per l’ammissione delle prove e dei testimoni. Che consentiranno di ricostruire il profondo dolore della famiglia che abita in un centro della Val d’Arbia. L’avvocato Emiliano Bianchi, che difende l’uomo, 36 anni, aveva chiesto che fosse sottoposto ad una perizia per valutare la sua condizione, ma il giudice ha valutato che non c’era necessità. Maltrattamenti fisici ma anche psicologici quelli nei confronti della madre. Una donna minuta, che lo adorava. E che ha resistito a lungo alle sfuriate del figlio. Viveva con lei ma il livello di sopraffazione ha superato anche la forza dell’amore ed il legame del sangue. Così la donna se n’è andata di casa. Da tempo infatti, stando a quanto ricostruito dalla procura (in aula c’era ieri il pm Valentina Magnini), la picchiava. E la prendeva a schiaffi, assestandole calci. Pretendeva denaro. Un atteggiamento condito da frasi che erano diventate un incubo per la madre. ‘Appicco il fuoco a tutto’, le diceva. ‘Ti uccido’. Già una volta, anni fa, l’aveva fatta cadere ed era stata refertata. Qualche anno dopo l’aveva aggredita assestandole un calcio: perone fratturato. Trenta i giorni di prognosi. Non contento, in un’altra circostanza si era recato nella casa di Siena dove viveva la sorella perché qui la donna aveva trovato accoglienza. Non la lasciava in pace. E anche in tal circostanza erano scattate minacce di morte e di dare fuoco a tutto. Un incubo durato almeno otto anni. © RIPRODUZIONE RISERVATA