di Fabrizio Calabrese
In anteprima nazionale, il Politeama di Poggibonsi, domani alle 21, ospita lo spettacolo ‘Incantate’. A un anno dalla morte di Franco Battiato, un concerto dagli ampi confini con le più belle canzoni del Maestro insieme a Giusto Pio per Milva, Giuni Russo, Alice e Sibilla. Sul palco, due artisti come Fabio Cinti e Arturo Stàlteri che propongono uno studio per pianoforte e voce di dieci composizioni.
Cinti, come nasce questo progetto?
Io e Arturo ci siamo incontrati in Sicilia, in occasione di un festival dedicato a Battiato. Gli dissi che mi era venuta l’idea di celebrare anche Milva e Giuni Russo, risuonando qualche canzone, in quel momento, mi è venuta l’idea di fare un altro studio sulle canzoni di Battiato-Pio che avrebbero potuto riservare qualche sorpresa".
Stàlteri, qual è stato il vostro rapporto con Battiato?
Ho amato la musica di Battiato da subito: Fetus fu un’illuminazione. Da allora non l’ho mai abbandonato. Ho poi avuto la fortuna di conoscerlo personalmente nel 1999, e da allora è nata un’amicizia della quale sono orgoglioso. Il mio primo omaggio al mondo artistico di Franco si è espresso nel mio album ‘In sete altere’ del 2014. Il suo percorso è talmente vario e complesso che permette continuamente di scoprire nuovi elementi su cui sperimentare.
E il suo, Cinti?
Con Franco c’era amicizia. Da parte mia un grande rispetto e un sincero timore reverenziale. Mi ha insegnato molto di quello che so.
Pianoforte e voce per raccontare cosa dei due grandi artisti?
Credo che il connubio Franco Battiato–Giusto Pio possa continuare a regalarci molte sorprese. La sfida era riuscire a condensare in maniera apparentemente semplice la molteplicità di idee, registri e atmosfere.
Stàlteri, oltre la musica cosa ricordate di Battiato?
Franco era un grande fan di Radio3, che ascoltava soprattutto nel suo primo programma del mattino in onda alle 6 ‘Qui comincia’ (che io conduco periodicamente), prima di dedicarsi alla meditazione. Spesso, dopo il programma, ricevevo una sua telefonata per commentare brani musicali o letterari che l’avevano particolarmente colpito.
Cinti, che ricorda di Battiato?
Ho tanti ricordi con Franco, alcuni indelebili e persistenti. Una delle ultime volte che l’ho visto mi ha dato una carezza sul volto perché gli avevo detto che mi sembrava troppo magro.
Il vostro progetto non è solo un concerto. Cosa raccontate oltre le note?
Verissimo, non è solo un concerto. Per quanto mi riguarda è un modo per frequentare ancora da vicino la multiforme personalità di Franco e la sua capacità di infondere fiducia e ottimismo.