Balestracci, la lezione sul cuore delle cose

Una foto, una storia Docente di Storia medievale all’Università, consigliere comunale, giornalista e scrittore: coinvolgere è la sua missione

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Avete mai assistito ad una conferenza di Duccio Balestracci? Se siete su questa pagina, la risposta sarà probabilmente affermativa, come al fatto di aver letto uno dei suoi appassionanti libri di storia. Nella sua vita accademica il professor Balestracci ha convertito alla bellezza del passato molte persone, tanti giovani. Il segreto? Forse la risposta, mi azzardo a farlo, sta tutta in una frase di Benjamin Franklin: "Dimmi e dimenticherò, insegnami e forse ricorderò, coinvolgimi ed imparerò!"

Si, la parola chiave è renderci complici, quello che rende l’ascoltatore-lettore parte attiva, che vola via attraverso la sua capacità di portarti a vivere la storia come un lungo piano sequenza, dove si è trascinati nel gorgo delle cose. Eccolo qui, nei primi anni Novanta nelle vesti di consigliere comunale, nel ritratto di Augusto Mattioli. Nessuno di noi è dunque passato indenne dalle sue lezioni di docente di Storia medioevale, alle sue conversazioni dove riesce sempre ad attualizzare, spiegandoci l’oggi.

Inutile stilare il lungo curriculum, sempre noioso, tantomeno l’enorme bibliografia di un medioevalista apprezzato in tutto il mondo, compresa Siena, il che è poi la parte sempre più complicata e necessariamente ostile. Lo storico non vive in cima ad una montagna dove guarda sprezzante il resto dell’universo: adopera le proprie tesi per essere un uomo del proprio tempo, sostenendo il peso del presente per mettere un piede nel futuro. Ci sarà sempre, per fortuna, un Henri Pirenne o un Balestracci per dirci con garbo ma decisi: attenzione ai falsi miti, dalla fine dell’Impero Romano, per citare il primo, a cosa realmente è avvenuto a Montaperti, per sottolineare l’avvertimento del secondo. Si sono, semplicemente, guardati attorno ed hanno inquadrato certi fatti in contesti ben più grandi, uno con mettere in chiare note l’espansione araba, mentre l’altro i grandi sconvolgimenti europei che stritolano la stessa Montaperti.

Ma Duccio Balestracci conquista per simpatia oltre che per saggezza: fa delle nostre piccole-grandi questioni contradaiole un vanto e una ricchezza da distribuire ad un mondo povero e soprattutto, ben poco coerente al richiamo di identità, ricchezze da portare all’attenzione di tutti. E tutti, o quasi, hanno letto il suo recente libro sul Palio. Lo ringraziamo per averci fatto sempre entrare nel cuore delle cose: del resto in guerra come in amore, per concludere, bisogna guardare da vicino.

Massimo Biliorsi