Avvocati, niente elezioni bis. "Presidente di tutti"

La Cassazione dà ragione al consiglio guidato da Lucia Secchi Tarugi dopo il ricorso per l’annullamento presentato da un collega

Migration

di Laura Valdesi

SIENA

Non ci saranno nuove elezioni del Consiglio dell’Ordine degli avvocati di Siena. E Lucia Secchi Tarugi, primo presidente donna nella storia del parlamentino che rappresenta le toghe, resterà al suo posto fino al 2022 insieme agli altri componenti del consiglio. A sancirlo in via definitiva è stata la Cassazione, chiamata a pronunciare l’ultima parola su una querelle che aveva preso origine dal ricorso presentato dall’avvocato Massimiliano Barbanera di Chiusi al Consiglio nazionale forense. Si chiedeva l’annullamento del voto del luglio 2019. Come si ricorderà, dopo la gestione fino a settembre da parte delle toghe professionalmente più ’anziane’ – Nicola Pezone, Antonella Picchianti e Mara Moretti –, il 10 era stata eletta Lucia Secchi Tarugi alla guida dell’Ordine. Cuore del ricorso l’asserzione da parte di Barbanera che non fosse corretto escludere la sua candidatura perché aveva già svolto due mandati. A suo dire, nell’Ordine unificato Siena-Montepulciano era stato uno soltanto. Quindi poteva correre di nuovo. Per la cronaca, il Cnf nel febbraio di un anno fa aveva dato ragione al legale di Chiusi ma il Consiglio in carica aveva impugnato la decisione davanti alla Cassazione. Il 6 ottobre scorso la discussione, affidata all’avvocato Fabio Pisillo che rappresentava appunto il Consiglio e cinque degli eletti fra cui la presidente Secchi Tarugi. Ieri è stata depositata la decisione che "cassa la sentenza impugnata". Solo una formalità dunque il rinvio al Cnf, "in diversa composizione, cui demanda di provvedere anche sulle spese del giudizio di legittimità".

"La divisione non giova all’avvocatura che deve essere unita", sottolinea a caldo Secchi Tarugi. E ancora: "Mi sono sempre sentita, fin dall’inizio, presidente di tutti, senza distinzioni geografiche. E a maggior ragione avverto di esserlo in questo momento", cesella il concetto. "Credo che l’errore più grosso sia quello di alimentare fratture fra un consiglio passato, di cui tutti manteniamo un ottimo ricordo, e l’attuale. Adesso siamo tutti noi il consiglio di Siena".

La Cassazione osserva, tra l’altro, che non meritano consenso le conclusioni della sentenza impugnata "dove si richiama la giurisprudenza amministrativa in tema di rieleggibilità dei sindaci in caso di fusione fra Comuni", soffermandosi esclusivamente sul dato formale costituito dalla nascita di un nuovo bacino elettorale. "La mera circostanza - si legge – che l’accorpamento di un consiglio dell’Ordine all’altro determini un allargamento del territorio di competenza di quest’ultimo ed un ampliamento del relativo corpo elettorale non risulta di per sé sufficiente a recidere il legame eventualmente instauratosi tra il candidato che sia stato precedentemente componente del consiglio soppresso ed i relativi elettori, che entrano pur sempre a far parte del bacino elettorale, quantitativamente diverso da quelli di entrambi i consigli, ma risultante dalla sommatoria degli stessi". Alla luce di ciò "non può dunque escludersi la possibilità di un’alterazione nella posizione di uguaglianza dei partecipanti alla competizione elettorale, né quella di un condizionamento nel futuro esercizio delle funzioni di consigliere la cui portata non può essere sminuita, come vorrebbe il contro-ricorrente, in virtù del mero rapporto proporzionale (nella specie, 1 a 5) tra il numero degli iscritti negli albi dei due consigli".