L’annuncio di Rappuoli: 'I nostri anticorpi al Servizio sanitario'

"Sarà il Ministero a distribuirli. Avranno costi minori perché sono molto potenti e servono quantità inferiori"

Il professor Rino Rappuoli guida la ricerca sugli anticorpi monoclonali contro il virus

Il professor Rino Rappuoli guida la ricerca sugli anticorpi monoclonali contro il virus

Siena, 21 novembre 2020 - «Stiamo facendo un accordo con il commissario Domenico Arcuri per la distribuzione, una volta pronto, dell’anticorpo monoclonale che stiamo sperimentando. Non sarà quindi l’azienda a distribuirlo, ma il sistema del ministero della Salute che deciderà come farlo". Lo ha annunciato, intervenendo al seminario in tema di pandemia promosso dall’Unione europea, Rino Rappuoli, ‘padre’ di tanti vaccini fra cui quello contro il meningococco B, chief scientist di Gsk Vaccines a Siena, coordinatore del Monoclonal Antibody Discovery (Mad) Lab di Fondazione Toscana Life Sciences, impegnato nello sviluppo del super anticorpo contro Sars-Cov-2.

Rappuoli, ricordando che negli Usa altre aziende sono avanti nella sperimentazione degli anticorpi monoclonali, ha annunciato che "dopo le prove cliniche, pensiamo di essere pronti a marzo, per avere questi anticorpi per l’uso emergenziale. Fino ad ora le cose procedono bene. Sono orgoglioso – ha aggiunto – perché stiamo facendo un lavoro a livello internazionale. Credo che abbiamo l’anticorpo più potente in sperimentazione clinica in questo momento. E credo che in Europa saremo gli unici ad andare in sperimentazione clinica nei prossimi mesi".

Rappuoli si dice soddisfatto anche per il fatto che si tratta di un progetto che viene fatto interamente in Italia: "Penso che riusciremo ad avere un prodotto che può sia prevenire sia curare l’infezione. E, inoltre, che arriverà prima di qualunque altro farmaco contro l’infezione, perché per sviluppare i farmaci ci vuole molto. Altre molecole arriveranno probabilmente tra un anno o due. Siamo abbastanza contenti, dunque, di essere tra quelli che sono all’avanguardia nello sviluppare il primo farmaco".

Poi Rappuoli è sceso nei dettagli, a iniziare dai costi. "Gli anticorpi monoclonali – ha spiegato – non sono una cosa nuova in terapia. Sono stati usati nei tumori, nell’infiammazione e nell’autoimmunità. Ce ne sono molti e sappiamo che costano tantissimo. E questo per una serie di motivi". Il primo è "perché in genere non sono molto potenti. Quindi se ne devono usare diversi grammi, per via endovenosa". Elementi che rendono "il costo finale è molto alto. Questa è anche una delle ragioni "per cui non sono stati usati nelle malattie infettive: gli anticorpi non erano competitivi. Si sono utilizzati solo per il virus respiratorio sinciziale nei prematuri".

L’altra ragione "è che fino a qualche tempo fa – ha detto Rappuoli – fare anticorpi monoclonali per le malattie infettive era difficile: si facevano anticorpi poco potenti e quindi in grosse quantità. Oggi, invece, facciamo anticorpi estremamente più potenti: mille volte rispetto a quelli che facevamo 10 o 15 anni fa. Con un costo, quindi, mille volte minore. Inoltre possono essere iniettati invece che essere somministrati per via endovenosa", ha aggiunto Rappuoli, sottolineando che con l’anticorpo monoclonale made in Italy "abbiamo spinto la tecnologia all’estremo, prendendoci dei rischi perché useremo quantità minime. Però stiamo facendo qualcosa che nessuno ha fatto. E speriamo di avere successo".