"Se le ambulanze restano ferme c’è il rischio di servizi scoperti"

Scotte, pronto soccorso ingolfato. Il responsabile del 118 Panzardi non nasconde la situazione di difficoltà

Il dg dell'Asl D'Urso con Panzardi

Il dg dell'Asl D'Urso con Panzardi

Siena, 18 febbraio 2020 - «Dobbiamo dare risposte alle richieste del cittadino, quando si rivolge al 118. Il nostro sistema ha una modalità che seleziona gli interventi, si va dal codice a bassa priorità a quello ad alta. Ma ad ognuno occorre dare, come ho già detto, una risposta. Evidentemente esiste un forte aumento della domanda al pronto soccorso delle Scotte. In questo periodo è possibile perché siamo in una fase di picco influenzale ed i soggetti particolarmente deboli, con patologie croniche, basta poco perché si scompensino. Come ci sta che esista qualche difficoltà a gestire il deflusso dei pazienti. Noi, lo ripeto, dobbiamo portarli. Per quanto possibile, i codici a bassa priorità, se siamo nella zona di Nottola o di Campostaggia, cerchiamo di dirottarli su questi ospedali. Ma nel caso di chi abita a Siena o nelle immediate vicinanze è impossibile: vogliono andare alle Scotte".

Legge così Giuseppe Panzardi, direttore della centrale operativa del 118 di Siena e Grosseto, il delicato momento che vive la ‘porta di ingresso’ del policlinico, ancora al centro delle polemiche per via delle lunghe attese in barella e, di riflesso, anche delle ambulanze ferme nel piazzale per aspettare la conclusione degli accertamenti. "Se restano ferme lì si verificano delle inevitabili scoperture – prosegue Panzardi –; ci sono momenti nel fine settimana o nei festivi in cui anche chi presta la propria opera nelle associazioni ha necessità personali. Oltre al fatto che sono aumentati in generale i servizi a 360 gradi. E ciò influisce sui mezzi ma soprattutto sul personale per cui a volte ci troviamo in difficoltà".

Se si fa presente che c’è pur sempre la continuità assistenziale, Panzardi rilancia: "Esiste un luogo comune per cui se aumenti l’offerta cresce la domanda. Tuttavia molte richieste saltano proprio la continuità assistenziale: il cittadino ha una percezione della difficoltà del momento per cui preferisce andare al pronto soccorso. E comunque anche le guardie mediche di richieste ne hanno molte". Che si può fare allora? "Da mesi i due staff di direzione sanitaria, Scotte e Asl, s’incontrano per trovare possibili soluzioni e decongestionare il pronto soccorso", spiega il responsabile del 118. Che comprende bene la situazione ma quando un cittadino chiama e non vanno a prenderlo con l’ambulanza il caso diventa ’bollente’.