Bandinelli e il problema Alzheimer: «Pochi volontari, prevale la vergogna»

Il vice presidente dell’Aima sostiene che serve più sostegno alle famiglie

Famiglie e pazienti sono soli

Famiglie e pazienti sono soli

Siena, 12 gennaio 2018 - NON DIMENTICARE chi ha perso la memoria. Chi non riesce più a vestirsi e ad orientarsi. A muoversi. Vive magari di una carezza, spesso senza riconoscere la mano che scorre sulla sua guancia. La sfida del futuro è trovare la cura che cancella questa discesa nel nulla. Ma un colosso farmaceutico come Pfizer ha gettato la spugna, fermando le ricerche per gli scarsi risultati ottenuti nella battaglia contro l’Alzheimer. «Eppure sono sempre di più i malati perché aumenta l’aspettativa di vita ed esiste un rapporto diretto fra invecchiamento e patologia. Sovente non si tratta di Alzheimer puro perché nell’anziano ai problemi neurodegenerativi si aggiunge la parte vascolare», sottolinea Carlo Bandinelli, vice presidente dell’Aima di Siena, l’associazione che sostiene i malati e i loro familiari.

Quanti fanno riferimento alla vostra organizzazione nella nostra provincia?

«Pochi. Troppo pochi. Una cinquantina gli iscritti. Non si riesce ad aumentarli, né a coinvolgerli. Forse anche perché l’Alzheimer è una patologia cosiddetta ‘familiare’ in quanto chiama in causa gli affetti. Ed il percorso, dopo la diagnosi, coinvolge tutti coloro che ruotano intorno al malato. Poi c’è anche un’altra ragione: molti si vergognano».

LEGGI IL SERVIZIO NEL GIORNALE IN EDICOLA