Il grande bluff delle citazioni. "Così smaschero le carriere dei docenti"

La ricerca di due docenti senesi che rivela i bluff di tanti studi pubblicati sulle riviste

Il professor Alberto Baccini

Il professor Alberto Baccini

Siena, 13 settembre 2019 - Il titolo informale è ‘Citarsi addosso’, ma per la pubblicazione sulla rivista Plos One della Public library of science di San Francisco, per lo studio condotto all’Università di Siena da Alberto Baccini, Eugenio Petrovich e Giuseppe De Nicolao (quest’ultimo dell’ateneo di Pavia) è stato scelto il più imponente ‘Citation gaming induced by bibliometric evaluation: a country-level comparative analysiss’. Si parla del mondo accademico, e di uno strano fenomeno che a quanto pare è tutto italiano: l’autocitazionismo nazionale. 

In pratica, stando allo studio che in questi giorni sta rimbalzando su quotidiani e reti di notizie, le autocitazioni tra studiosi italiani sono cresciute in modo esponenziale. Il risultato? La ricerca italiana è la più citata tra i Paesi del G10 dopo quella inglese. È un meccanismo complesso, effetto combinato di una serie di fattori.

«Siamo partiti da un paradosso tutto italiano – spiega il professor Baccini, professore di economia politica – in cui la ricerca migliora pur sottoposta a riduzione di risorse. Il fatto, in realtà, è che il miglioramento deriva dal numero di citazioni ricevute, che a partire dal 2009 in Italia ha conosciuto una vera impennata». Ci siamo scoperti più bravi? «È l’effetto di alcune norme, tra cui la legge Gelmini e i provvedimenti successivi, in base alle quali per diventare professore è necessario superare alcune soglie di citazione». Insomma, più ti citano più sei meritevole. 

E allora ecco che, a quanto pare, è scattata una specie di gara di solidarietà tutta accademica nel citarsi a vicenda. «Il problema è che se c’è una legge che impone di avere citazioni per la carriera – spiega Baccini – è chiaro che poi il sistema accademico si adegua. Sono state scritte regole pensando di migliorare la ricerca, e questo è il risultato». Impossibile scorporare il dato locale, per cui non possiamo sapere se questa curiosa abitudine abbia coinvolto anche Siena. Ma di certo è da qui che la ricerca è partita, finanziata dal prestigioso Institute for New Economic Thinking di New York, a dimostrazione di quanto l’ateneo senese abbia numeri e professionalità che, nel mondo della ricerca, sono in grado di attirare investimenti e attenzione. 

«L’Università di Siena – conclude Baccini – sta faticosamente uscendo da una crisi, ma la ricerca da queste parti è sempre di altissimo profilo, e questo è riconosciuto a livello nazionale». E, di sicuro, a uno studio come questo, stando all’attenzione che ha attirato su di sé da subito, non mancherà certo la sua meritata serie di citazioni.   

Riccardo Bruni