Addio a Netta, la musa del Palio di Vespignani

Scomparsa a Roma la moglie del celebre pittore, autore del Drappellone dell’agosto 1983. Era lei la Madonna dipinta sul Cencio’

Il Palio di Vespignani

Il Palio di Vespignani

Siena, 2 aprile 2021 - Amore e Palio si intrecciano all’inverosimile: questo è il primo spontaneo pensiero alla notizia della scomparsa di Netta Vespignani, moglie e musa ispiratrice del pittore Renzo, tanto da essere stata spesso ritratta dal celebre artista romano scomparso nel 2001. Quando il Comune di Siena, per l’agosto del 1983, gli affidò l’incarico di realizzare il drappellone, Vespignani realizzò il volto dell’Assunta dove molti riconobbero il volto della sua amata compagna. Non mancarono ovviamente iniziali le polemiche, si disse al tempo che il viso non era poi così celeste ma colmo di una irresistibile sensualità.

Polemiche che andarono via via a sfumare: l’opera di Vespignani era così bella, tanto da togliere il fiato alla prima visione, che tutti restarono ammutoliti davanti a quel raffinato gioco floreale, a quei tenui contrasti di colori di rara efficacia. Uno degli migliori esempi di come i necessari capitoli istituzionali, dagli stemmi delle Contrade a quelli del Comune, si inseriscono perfettamente nel suo contesto creativo. Fu così apprezzato che, dopo la vittoria della Giraffa, la solitaria corsa del vecchio Panezio con Moretto, si disse che era la giusta continuazione per bellezza e coinvolgimento all’opera di Guttuso vinta sempre dal rione di Provenzano.

Ma Netta Vespignani fu molto di più di una compagna e di una splendida modella: una straordinaria personalità che fece della galleria «Il fante di spade» un crocevia di molti artisti e non solo di pittori con una particolare promozione all’arte figurativa di cui il marito era uno dei più valenti maestri. Una sorta di illuminata mecenate accanto ad una figura di artista non da poco. Vespignani è stato uno dei grandi nomi del rilancio dell’arte italiana nel mondo dopo il disastro della guerra: la fondazione della rivista «Città Aperta», la fama che si spande in tutto il mondo grazie ad un tratto unico, la bella e felice unione con altri nomi, come Attardi e Calabria, nel gruppo di rottura chiamato «Pro e contro».

Suoi i grandi cicli dedicati alla crisi della società del benessere: trovò Siena integra e fuori da certe contaminazioni che già minavano la provincia italiana. La nostra città gli apparve proprio come l’antitesi di quello che lui definiva «l’insostenibile delirio esistenziale» delle grandi metropoli come New York, dove aveva vissuto. Per questo si gettò con entusiasmo e con puntigliosa ispirazione nella realizzazione del cencio, andando a fondo nell’argomento, toccando subito il cuore dei senesi anche con quella dolcissima Assunta che per noi risponde al nome di Netta. 

Massimo Biliorsi