Accoltellò autista del bus, niente sconto per l'aggressore: confermata la condanna

Condanna a 7 anni confermata in appello per l'extracomunitario dell'aggressione a Santa Colomba

Un carabiniere fotografa le macchie  di sangue sul bus dove è stato aggredito Alessandro Martini

Un carabiniere fotografa le macchie di sangue sul bus dove è stato aggredito Alessandro Martini

Siena, 17 aprile 2019 - Nessuno sconto di pena per il giovane ivoriano che il 29 luglio 2017 accoltellò un autista di Tiemme, tentando di ucciderlo. La Corte d’appello di Firenze, infatti, ieri ha confermato la sentenza di condanna del giudice Ottavio Mosti. Vale a dire sette anni per il tentato omicidio di Alessandro Martini, 52 anni, di Rapolano. All’extracomunitario era stato riconosciuto un vizio parziale di mente anche se le perizie avevano confermato che poteva stare in giudizio. I giudici d’appello hanno ribadito inoltre che Salif Sako dovrà trascorrere altri due anni in una struttura protetta.

C’era Alessandro Martini ieri mattina a Firenze per l’udienza che di nuovo l’ha messo di fronte a chi quel giorno gli aveva bloccato io braccio, mentre con il bus era a Santa Colomba, sferrando tre coltellate al petto. Venti centimetri era lunga la lama. Aveva perso molto sangue ma, soprattutto, una volta uscito dall’ospedale, era iniziato un recupero particolarmente doloroso. Difficile tornare alla normalità, continuava a guardarsi alle spalle. Forte l’amarezza per non essere potuto tornare alla guida del bus. Troppo grande lo choc subito. «Una cosa così non te la scordi mai», disse Martini nel luglio scorso dopo la sentenza di primo grado.

Accanto al dipendente di Tiemme l’avvocato Daniele Bielli mentre l’ivoriano, sin dall’inizio, è stato difeso da Manfredi Biotti. Che aveva presentato appello puntando tra l’altro sulla contradditorietà delle perizie che era emersa nel corso del dibattimento. «Fra novanta giorni ci sarà il deposito delle motivazioni e solo dopo averle lette valuterò eventuali mosse», il commento a caldo dell’avvocato Biotti sottolineando i dubbi «sull’ultima perizia e sul fatto che è stata eseguita a troppa distanza di tempo dall’episodio». Mancava ieri l’altra parte civile del primo grado, che non si è presentata in appello, il carabiniere assistito dall’avvocato Maurizio Forzoni.

Salif Sako, dunque, resta in carcere.