Siena 1 giugno 2014 - CHE BELLA storia è la vita! E’ sulle note di uno dei più grandi successi di Antonello Venditti che avviene l’incontro tra Vincenzo Maione di Pozzuoli in provincia di Napoli e Manuela Bianchi di Sinalunga protagonista indiretta di questa vicenda che non può che commuovere.

UNA STRAORDINARIA vicenda che qualche mese fa abbiamo annunciato nel nostro giornale, affinchè si potesse concretizzare; così è stato e il protagonista è proprio Vincenzo che nel 1947, da giovanissimo, all’indomani della fine della seconda guerra mondiale fu ospite a Sinalunga nell’abitazione di Via Salicotto, nella quale fu accolto da genitori di Sergio, padre di Manuela e di Silvana, e dei quali, conserva tutt’oggi un ricordo indelebile.

E PROPRIO attraverso il nostro articolo , è stato possibile ricostruire questa bella storia. «E’ stato il regalo più bello della mia vita!». Esordisce così il nostro interlocutore, mentre commosso consegna un mazzo di rose a Manuela, che a braccia aperte è andata incontro a quell’uomo che fino a qualche mese fa non conosceva.

«Partimmo in dodicimila dal sud con i cosiddetti ‘treni della felicità’ - aggiunge Vincenzo, molti con destinazione centro e Nord Italia. Io mi fermai a Sinalunga dove ho vissuto un anno intero frequentando anche la scuola elementare del paese. Ma nel tempo mi ricordavo solo dei nomi di quei due signori che mi accolsero in un “letto di piume” e per sessanta anni ho vissuto con la speranza di riabbracciare loro o i suoi familiari. «La scintilla che ha permesso di risalire alla famiglia, precisa una emozionata Laura, la figlia di Vincenzo, è scattata contattando Giovanni Rinaldi un giornalista che ha scritto un libro proprio sui treni della felicità, presentato su Rai Storia lo scorso anno.

DA LÌ attraverso i vari contatti solo risalita al paese di Sinalunga e con il “fiuto” di Donatella Boldi contattata presso il Comune, della collaborazione di Ivo Padrini e di Massimo Tavanti ho fatto il più bel regalo che mio padre potesse avere. Non vedo l’ora di arrivare a domani (oggi) conclude Vincenzo, che abbiamo incontrato in un salone di un ristorante della zona, quando dopo sessantasette anni tornerò in quella casa, oggi disabitata, che si affacciava sulla vallata e dalla quale, in particolare si vedeva la stazione ferroviaria nella quale mi ricordo, lavorava il padre di Sergio e Silvana, che mi venne a prendere quando scesi dal treno! «L’emozione più grande - conclude - sarà quando mi recherò a fargli visita al cimitero di Sinalunga».

Massimo Tavanti