Siena, 25 marzo 2014 - «I SOLDI servono al capo». E tanto bastava, secondo quanto riferito dall’imprenditore Sabatino Stornelli. Vincenzo Berardino Angeloni con questa frase avrebbe giustificato le richieste di denaro (200 o 300.000 euro) tramite Maurizio Stornelli, fratello di Sabatino. «I soldi servono al capo» e «il capo» sarebbe stato Lorenzo Borgogni, ex responsabile delle relazioni esterne di Finmeccanica e ‘residente’ ai piani alti del gruppo, nella stanza accanto a quella dell’allora presidente Pier Francesco Guarguaglini. Ieri Borgogni ha ricevuto un’ordinanza di custodia cautelare in carcere tramutata in domiciliari. L’inchiesta napoletana, coordinata dall’aggiunto Francesco Greco, punta sul Sistri, il sistema di tracciabilità dei rifiuti che doveva proteggere da altre «terre del fuoco» e sarebbe dovuto divenire operativo nel 2010. A oggi, non è partito.

IL PRIMO filone d’indagine ha portato, nella primavera scorsa, a 26 arresti. Ieri la seconda tranche ha contato quattro ordinanze di custodia cautelare tramutate in detenzione domiciliare. Destinatari, oltre a Borgogni, Stefano Carlini, ex direttore operativo della Selex service management (società del gruppo Finmeccanica), e due imprenditori romani: Angeloni e Luigi Malavisi. Per i quattro l’accusa è di associazione per delinquere e corruzione. Analogo provvedimento era stato richiesto per Guarguaglini ma il gip non l’ha accolto. Il secondo step ha determinato anche alcune perquisizioni, tra le quali quella della casa romana dell’ex presidente di Finmeccanica; il sequestro di 28 conti correnti e di due cassette di sicurezza.
Sistri al centro, sistema di malaffare attorno. Almeno questo ritengono i magistrati che ipotizzano «interessi personali che condizionavano le scelte nella fase dell’individuazione e realizzazione del progetto». Questi interessi si concretizzavano, secondo l’accusa, in un sistema di false fatturazioni e di sovrafatturazioni. Così sarebbero stati creati fondi neri destinati al pagamento di tangenti con la costituzione di società estere in paradisi fiscali (come nel Delaware) e l’apertura di conti cifrati in Svizzera. Molti gli interrogativi che i pm hanno cercato di sciogliere. Il primo è quello sui destinatari delle tangenti che sarebbero stati anche politici. Lo ha riferito Maurizio Stornelli secondo il quale tra gli sponsor ci sarebbe stata l’Udc di Lorenzo Cesa. Il parlamentare ha prontamente smentito appellandosi alla magistratura perché sia fatta chiarezza al più presto.

ALTRO punto, il denaro. Il giro di fatturazioni avrebbe prodotto circa 4 milioni di euro, finiti nel conto svizzero. Ma i soldi sarebbero poi rientrati in Italia e affidati a Maurizio Stornelli che li avrebbe conservati nel doppiofondo della sua libreria, fino a quando non sarebbero stati trasferiti in Finmeccanica perché «servivano al capo». Almeno una parte, 800.000 euro circa, sarebbe rimasta nelle tasche degli imprenditori. Il denaro sarebbe stato nascosto nei borsoni della società abruzzese di calcio Pescina Valle del Giovenco. A consegnarlo Angeloni, l’imprenditore ex parlamentare di Forza Italia e dentista di Guarguaglini, sospettato di essere «il braccio operativo dei vertici di Finmeccanica».
Silvia Mastrantonio