Siena, 23 febbraio 2013 - «Prima di tutto viene il bene di Siena». Chi lo conosce da vicino sa che Franco Ceccuzzi ha già preso la decisione. Ma è pur sempre un funzionario del Pd e, quindi, votato alla ‘ragion di partito’. Ed è quest’ultima che, a 24 ore dall’apertura dei seggi per elezioni politiche, deve prevalere. Quindi bastano poche righe affidate ad una nota ufficiale e, poi, il silenzio. In attesa delle elezioni, il terremoto che scuote Siena e, che questa volta ha il suo epicentro a Salerno (con il nuovo filone dell’inchiesta sul crac del pastificio Amato) va in qualche modo contenuto.

E Ceccuzzi lo sa. Lo chiede il partito-chiesa. Punto e basta. E del resto questa è sempre stata la sua religione. Da sempre. Fin da quando aderì, giovanissimo, alla Fgci. Un’adesione totale, per quel ragazzo nato in Valdichiana. Un ragazzo che respira in casa il sapore forte della politica grazie a nonno Eduino. Comunista convinto in quella piccola Russia che era Abbadia di Montepulciano, oggi Ceccuzzi si ricorda di quando con lui seguiva in religioso silenzio le tribune politiche di Berlinguer.

Di Almirante, invece, non riusciva mai a capire cosa dicesse perché le invettive di nonno Eduino coprivano sempre l’audio. Un’iniziazione del genere non poteva che consegnarlo al fascino degli uomini contro. Così, quando aderisce alla Fgci, a Montepulciano fonda un circolo dedicato a ‘Che Guevara’, che sta al socialismo bancario come Vendola alle frasi comprensibili. Ma tant’è. Gli anni passano e lui arrivò a Siena come giovane universitario all’epoca della Pantera. E proprio nelle stanze dell’Ateneo, fra un’occupazione e l’altra, conosce uno studente calabrese di Giurisprudenza che già era un piccolo leader del movimento.

Si chiamava (e si chiama) Giuseppe Mussari, brillante e dalla parlantina sciolta (come i capelli) già destinato ad un certo successo. Fra i due il sodalizio è totale. Entrati nell’orbita del sindaco dell’epoca, Pierluigi Piccini, nel 2001 fanno il grande salto. Agevolati in questo dal ministro del Tesoro e del Bilancio dell’epoca, Vincenzo Alfonso Visco. Un ‘codicillo’ e la porta girevole che doveva portare Piccini da Palazzo Pubblico a Palazzo Sansedoni si blocca. Per Mussari è il momento d’oro e si ritrova presidente della Fondazione Mps. Ceccuzzi, intanto, comincia a salire i gradini del partito. Con un gruppo di giovanissimi.

Una scalata che cinque anni dopo, nel 2006, lo porta a varcare la soglia di Montecitorio ed entrare nella VI Commissione Finanze della Camera, dove conosce e stringe amicizia con il presidente di quella commissione, Paolo Del Mese (Udeur). Nello stesso anno il compagno Mussari dalla Fondazione passa alla guida di Rocca Salimbeni. Sono gli anni ruggenti di Siena. Gli anni in cui si gettano le basi per la crescita strategica. Il sogno del terzo gruppo bancario italiano.

E proprio in quel periodo avviene la cena nella villa di Vietri sul Mare dell’imprenditore Giuseppe Amato. Una cena innaffiata dai bianchi della Costiera in cui, secondo le accuse della procura di Salerno, Giuseppe Mussari, Paolo Del Mese e Franco Ceccuzzi e Marco Morelli «fornivano, nelle rispettive qualità di presidente di Mps, della VI Commissione Finanze della Camera, di componente della medesima commissione e di vice direttore generale di Mps, decisivo contributo causativo alla commissione del reato di bancarotta fraudolenta». Motivo per cui mercoledì scorso Ceccuzzi ha ricevuto (insieme a Mussari e Morelli) l’avviso a comparire (giovedì prossimo, 28 febbraio) davanti ai magistrati di Salerno.

Una scossa tellurica violentissima alla vigilia delle politiche e che rischia di compromettere definitivamente la corsa alla poltrona di sindaco della prossima primavera. «Sono totalmente estraneo a quella vicenda — rivendica con forza — e sono totalmente sicuro di aver agito sempre con onestà e nel rispetto della legge». Ma il momento è grave. Così Ceccuzzi annuncia di aver «già maturato un orientamento, sul quale sto ragionando con il partito comunale, provinciale e regionale, nell’interesse di Siena e dei senesi». Parole che lasciano poco spazio al proseguimento della candidatura. In un destino che unisce i due giovani e brillanti universitari della Pantera. Franco e Giuseppe scattati insieme ed ora nel pieno della tempesta. Insieme, sempre.