di Laura Valdesi
Siena, 16 febbraio 2013 — «Le uniche economie che sono state fatte ad oggi  riguardano i cavalli», sentenzia Augusto Posta. Voce autorevole, la sua, fra i proprietari. Non solo perché vincitore di  Palii con Fedora e Votta Votta ma anche per la serietà dimostrata nel coltivare questa ‘passione’. Il dibattito sulla nuova stagione di corse di cui ancora non si conoscono i contorni è sentito «non tanto perché è stato tolto il contributo ai proprietari, l’ho sempre detto che in fondo era meglio così. Quanto piuttosto perché vanno individuate, a mio avviso, piccole forme di ‘premio’ per chi porta i cavalli in ordine e li mette a disposizione della Festa». Chiaro e forte.
Nell’ambiente paliesco, in primis alcuni capitani, sostengono che bisogna tornare all’epoca dei ‘passionisti’.
«Sono d’accordo, ma tra virgolette. Perché il contesto in cui operiamo non è più quello di 40 anni fa, il costo per mantenere un cavallo  come si deve è elevato, idem per prepararlo per i tre giri sul tufo. Ci sono regole da osservare che decenni fa neppure si sognavano».
Cosa significa fra virgolette?
«Il proprietario è una componente importante della Festa perché lo è il cavallo. Tutti dicono che è il protagonista del Palio ma, quando si arriva in fondo, sembra l’elemento accessorio. Faccio un esempio: ogni anno si tiene la cena dei barbareschi, sono presenti tutte le figure del Palio ma non il proprietario del cavallo».
La categoria recrimina poi sul fatto che il barbero, con il taglio che c'è stato, arriva alla Tratta e poi nelle stalle quasi per ‘grazia ricevuta’ mentre i fantini vengono pagati profumatamente.
«Dico soltanto che in una situazione difficile come quella attuale pensavo che le Contrade  si sarebbero organizzate, entrando se necessario nell’ordine di idee di farsi parte attiva nell’organizzazione  delle corse. Anche sui rimborsi, qualcosa al cavallo va dato».
In che forma? Si dice da molto tempo che vanno premiati dalle Consorelle i dieci che corrono...
«Una formula andrebbe trovata in tal senso, ma anche per i premi delle corse. Altrimenti a Monticiano diventerà una cacciarella invece di una corsa».
Qualcuno sostiene che, se si continua così, i cavalli in Piazza alla fine  li porteranno solo i fantini.
«Io faccio osservare unicamente che ci sono stati negli anni recenti  cavalli quali Berio, Brento, Istriceddu e Fedora che hanno scritto la storia del Palio. Un motivo, forse,  ci sarà...».
La crisi preme, si taglia sui cavalli, ma i ‘paletti’ dell’Albo, anche se non c’è ancora l’ufficialità, resteranno identici. Perché allora non eliminarli, vista la situazione?
«Non dico tutti, ma qualcuno sicuramente. Non puoi chiedere il massimo senza dare niente. Non esageriamo... Lo ripeto, non c’è l’intenzione di andare incontro ai proprietari».
L’altro tasto dolente è Pian delle Fornaci: lavori praticamente finiti ma la pista resta parzialmente fruibile.
«Sono abituato da sempre a muovermi verso Grosseto per far galoppare i cavalli, ciò comporta un disagio per il proprietario. Però credo che sia di difficile soluzione il problema, se non viene assegnata in gestione, trattandosi di una struttura pubblica».
Fedora darà alla luce il suo primo puledrino a giorni.
«Esatto. Proprio ieri l’ho portata da Chiara Pepi».
Ma in scuderia ci sono due nomi da osservare con attenzione nel 2013: Noverre e Nurkara.
«Entrambi 7 anni, poi c’è la sorella di Fedora, Quiteness, che ha quattro anni ma il cervello di un cavallo già adulto. Potrebbe correre il Palio».
Chi allena i tuoi pupilli?
«C’è sempre Marta Pammolli, mentre per quanto riguarda le corse in provincia ci sto pensando. Vorrei cambiare qualcosa».