Siena, 24 luglio 2011 - LA CARRIERA di luglio è ormai alle spalle, ma le problematiche evidenziate nei quattro giorni sono di estrema attualità. In particolare l’incidente capitato la mattina del primo luglio e costato la vita al cavallo della Chiocciola Messi. Un episodio che ha messo ancora una volta il Palio nel mirino dei suoi detrattori, sottoponendolo ad attacchi gratuiti e ingiustificati da parte di personaggi che vedono soltanto quello che accade in piazza del Campo due volte all’anno, dimenticandosi di qualsiasi altra manifestazione italiana che coinvolge i cavalli. Basterebbe guardarsi intorno per scoprire che esistono decine di corse senza regole e senza prevenzione di alcun tipo, dove davvero l’animale è trattato come un oggetto di cui disporre a proprio piacimento.

 


Lasciando però perdere certe questioni, negli anni affrontate anche troppe volte, c’è da capire cosa possiamo davvero fare per limitare gli incidenti e l’occhio cade immediatamente sulle due curve della pista. San Martino e il Casato presentano angoli retti davvero pericolosi, che magari se resi più dolci garantirebbero meno rischi.
Prima che i tradizionalisti insorgano e si scaglino contro il sottoscritto è bene che studino la storia. Perché una soluzione del genere era già stata adottata all’inizio dell’ottocento e l’appassionato storico senese Alessandro Leoncini ha ripreso quel preciso documento dove si parla di piazza del Campo e delle sue curve.
 

 

«Nel 1808 — scrive Leoncini —, quando furono installati per la prima volta i colonnini intorno alla Piazza, Simon Pietro Cipriani il ‘meccanico’, incaricato insieme ad Alessandro Tanini di portare a termine questa operazione ebbe l’accortezza, come scrisse lui stesso, di non collocare i colonnini nelle curve di San Martino e del Casato «per evitare il pericolo che possano urtarvi i fantini col ginocchio».
La Piazza venne delimitata da catene di ferro fissate tra un colonnino e l’altro, mentre nelle curve venivano montate protezioni di legno che ne smussavano il percorso senza formare angoli inutilmente pericolosi: Cipriani, quindi, riuscì a evitare che i colonnini aumentassero inutilmente la pericolosità delle curve».

 


IL PROBLEMA che affrontiamo oggi, di conseguenza, aveva trovato la giusta soluzione oltre duecento anni fa, quando tutti quei tradizionalisti ingessati del Palio di Siena, che adesso sbraitano se viene cambiata una virgola (ma dove erano durante gli stravolgimenti degli ultimi vent’anni?) non erano nati. Per sessanta lunghi anni la curva di San Martino e quella del Casato sono rimaste addolcite, poi però si volle cambiare ancora e stavolta in peggio.
«Dopo il 1868 — scrive ancora Leoncini —, però, quando i colonnini del 1808 furono sostituiti da quelli attuali, collocati esattamente negli stessi punti in cui si trovavano i primi, la traiettoria delle curve venne modificata e resa molto più pericolosa perché le catene intorno alla Piazza furono sostituite da sprangati di legno che a San Martino e al Casato formavano, e formano tutt’ora, angoli quasi retti. Cavalli e fantini, quindi, non possono battere nel colonnino né a San Martino e né al Casato semplicemente perché in quei punti i colonnini non ci sono, ma possono battere, e anche con gravi danni, negli inutili e pericolosi angoli formati dagli sprangati.
Una soluzione sulla quale farebbero forse bene soffermarsi i tecnici del Comune, potrebbe essere quella di rimodellare le curve accogliendo le accortezze adottate nel 1808 da Simon Pietro Cipriani e Alessandro Tanini, arrotondando le curve e attenuando potenzialmente la loro pericolosità».

 


TORNANDO INDIETRO nel tempo di oltre duecento anni e rendendo attuali quelle vecchie ma valide indicazioni, tanti incidenti potrebbero essere evitati.
Cavallo e fantino nel caso sfiorerebbero la curva, quest’ultimo magari cadrebbe, ma non assisteremmo certo a violenti urti comune quelli dell’ultimo Palio, bandierini divelti e gravi infortuni. Ma rendendo più facili le curve, può contestare qualcuno, i fantini sarebbero forse indotti ad aumentare la velocità d’ingresso a San Martino e al Casato e quindi la pericolosità aumenterebbe comunque. Vedendo però come le accoppiate entrano attualmente, soprattutto alla prima curva dopo la mossa, è oggettivamente difficile pensare a cavalli e fantini in grado di andare ancora più forte. Per la serie siamo già al massimo, non è pensabile credere di potersi spingere oltre.
 

 

Quanto scritto da Alessandro Leoncini, che attinge dalla storia e dal passato, è degno di essere preso realmente in esame dal Comune, che dopo il 16 agosto avrà tanti mesi davanti per studiare a fondo la cosa e capire magari dove intervenire in vista della stagione paliesca 2012.
E’ importante il cap per le prove, è utile capire se le camice scure a San Martino e al Casato traggono in inganno i cavalli al momento di girare, ma ha senza dubbio una valenza maggiore rendere meno difficili le curve, visto e considerato che in passato era così, prima che si decidesse di cambiare tutto.