Siena, 31 marzo 2011 - Pochi mesi fa il ministro Maria Stella Gelmini tuonò: "Il dissesto finanziario dell’università di Siena è inaccettabile. Si tratta di un caso di gestione economica irresponsabile sul quale occorre fare piena luce nel più breve tempo possibile. Sono sicura che la magistratura accerterà tutte le responsabilità".

 
Ci sono voluti oltre due anni e mezzo, l’esame di migliaia e migliaia di faldoni con bilanci, conti, interrogatori e audizioni ma ora i magistrati sono arrivati a tirare le somme di un’inchiesta partita alla fine di settembre del 2008, quando l’allora rettore, Silvano Focardi, si presentò in Procura con i libri contabili. Il sostituto procuratore Francesca Firrao, infatti, nei giorni scorsi, ha depositato le richieste di rinvio a giudizio nei confronti delle 27 persone finite nel registro degli indagati, al gip del Tribunale di Siena, Francesco Bagnai. Secondo alcune indiscrezioni tra le richieste formulate dalla dottoressa Firrao, — che aveva ereditato il voluminoso fascicolo dal collega Mario Formisano trasferito nel mese di settembre scorso alla Procura di Perugia — per alcuni degli indagati avrebbe chiesto misure restrittive (anche afflittive come la reclusione in carcere), mentre per altri la sospensione dai ruoli che attualmente ricoprono.
Le accuse che vengono contestate ai 27 indagati vanno dal peculato alla truffa fino all’abuso d’ufficio.

Tra gli indagati, come spiegato in un comunicato diffuso il 28 ottobre scorso dal comando provinciale della guardia di finanza di Siena (che in questi anni ha collaborato con i magistrati incaricati dell’inchiesta nell’esaminare la montagna di carte e cifre sequestrate nei vari uffici dell’ateneo senese) figurano anche i due ex rettori, Piero Tosi e Silvano Focardi. A loro è contestata la falsità ideologica in atti pubblici. Entrambi, comunque non dovrebbero essere interessati dalla richieste interdittive avanzate dal pm non sussistendo nei loro confronti le esigenze cautelari previste dal codice di procedura penale quali il pericolo di inquinamento delle prove, la reiterazione del reato o il pericolo di fuga. Il professor Tosi, infatti, ha lasciato l’incarico di rettore nel 2006 e nel frattempo è anche andato in pensione dall’università, mentre il professor Focardi non è più rettore dallo scorso 31 ottobre quando è scaduto il suo mandato. Oltre a loro nel lungo elenco degli indagati anche gli ex revisori dei conti di due collegi e gli ex direttori amministrativi.
 

Come detto l’inchiesta è partita due anni fa, quando l’allora rettore Focardi si presentò ai magistrati con i libri contabili in mano. Dietro quelle cifre si nascondeva una voragine che ancora oggi resta spaventosa: 200 milioni di euro (anche se c’è chi dice possa arrivare a 600), con un deficit che continua a produrre una perdita di 30 milioni a esercizio.