2008-03-28
DODICI avvisi di garanzia, atti e documenti sequestrati e già in mano alla Procura della Repubblica, ulteriori accertamenti in atto. Tra i destinatori degli avvisi di garanzia ci sarebbero i legali rappresentanti di famose aziende vinicole e alcuni componenti del Consorzio del Brunello. I reati che pare vengano ipotizzati vanno dall’omissione di atti di ufficio all’aubuso di ufficio, alla truffa alla frode in commercio. Sarebbero queste le ultime, clamorose novità riservate dalle indagini partite mesi fa nella patria del Brunello e sulle quali i «pare» e i «forse» finora —va detto — sono molti di più delle certezze.

L’UNICO ELEMENTO certo — a Montalcino e dintorni ne sono sicuri — è che la bufera rischia di provocare seri danni di immagine, e non solo, ad un vino conosciuto e apprezzato in tutto il mondo. Altra cosa certa è che non sono state usate uve provenienti dal Sud Italia come ventilato mercoledì scorso, né siamo davanti ad un’potesi di vino adulterato come, invece, era accaduto negli anni scorsi in altre parti dell’Italia.
La fuga di notizie pare abbia indispettito i magistrati tirolari dell’inchiesta, che si sono trincerati dietro un assoluto riserbo e al momento non lasciano trapelare alcun dettaglio sull’inchiesta.
Stando ad alcune indiscrezioni i primi accertanti risalirebbero all’ottobre dell’anno scorso e portano la firma della Guardia di Finanza. Un controllo casuale come tanti altri, condotti in di verse zone della provincia. Ed è proprio nel corso di queste verifiche di routine che le caratteristiche di alcuni vigneti sarebbero risultate non conformi con le rigide normative che i produttori del Brunello, del Rosso di Montalcino e del Sant’Antimo devono seguire. C’è infatti un disciplinare che viene puntigliosamente fatto rispettare dallo stesso Consorzio. Quest’ultimo, tanto per chiarire ulteriormente il suo ruolo, è il referente del Ministero e nel tempo, quando ha accertato «irregolarità», si è sempre adoperato perché i produttori rimediassero agli errori.

I VIGNETI su cui si sarebbe concentrata l’attenzione delle Fiamme Gialle sarebbero in totale quattordici e vi si produrrebbero uve non solo per il Brunello e il Rosso, ma anche per altri tipi di vino. Stando ai primi riscontri, come detto,tali vigneti non sarebbero conformi. In sostanza, le uve prodotte in tali vigneti non sarebbero «adeguate».
Le indagini sono comunque solo all’inizio e nei prossimi giorni potrebbero avere contorni un po’ più chiari e precisi di quanto lo abbiano ora. I documenti già acquisiti dagli uomini della Finanza sarebbero stati sequestrati sia presso aziende vinicole famose, che in altre quattro definite «piccole», oltre che negli uffici dello stesso Consorzio del Brunello.
Sulla vicenda, che ha scosso non poco Montalcino (la zona vive quasi esclusivamente sulla produzione del vino) interviene, come riferiamo anche a parte, lo stesso sindaco Maurizio Buffi. «Qualità e serietà della produzione ritengo che non siano in discussione. Se ci fossero da parte di alcuni, come ventilato nella stampa, delle inadempienze od errori dovrebbero emergere in modo chiaro senza generalizzazioni. Montalcino ed il suo territorio sono ormai un luogo delle eccellenze, nessuno si può permettere di scalfire questa immagine». I produttori vinicoli ilcinesi da ieri si stanno interrogando per cercare di capire e aspettano fiduciosi che la magistratura concluda velocemente l’inchiesta, abbattutasi come un ciclone in una zona che ha portato nel mondo il suo vino. Un vino speciale, prodotto usando cautele e osservando rigide regole. Un lavoro e una fatica di anni che ha impegnato con successo centinaia di persone e diverse generazioni.