Sarzana, 1 ottobre 2011 - LA POLITICA si spacca sul Parco Magra. Al termine di una delicata e tesissima seduta della Comunità di Parco, Francesco Pisani, assessore all’urbanistica di Ameglia, è stato indicato come nuovo presidente dell’Ente. Ora spetterà alla Regione ratificarne la nomina. I tentativi di accordo si sono prolungati fino all’ultimo minuto. Invano. Nessun nome è stato capace di mettere d’accordo il mondo della politica, Pd in primis. La votazione si è svolta a scrutinio segreto, in un clima rovente. La prima spaccatura arriva quando il presidente della Provincia Marino Fiasella esprime la necessità di una discussione preliminare sull’idea di Parco e i suoi obiettivi «prima di tirare fuori i nomi», rimandando il voto al 10 ottobre». A sostenerlo i sindaci di Sarzana e Santo Stefano Magra Massimo Caleo e Juri Mazzanti. Ma dal primo cittadino di Ameglia Umberto Galazzo arriva un secco no: «uscire di qui senza un presidente è un pessimo segnale. Significa mettere sulla graticola i nomi dei candidati. Non c’è l’accordo? Va bene. L’unanimità è auspicabile, ma se obbligatoria diventa un regime. Nel rispetto del Parco, non rimandiamo ancora». E insorge anche il sindaco di Carro Antonio Solari: «dobbiamo rispettare gli ordini del giorno, la gente è stufa di farse».

CHIAMATA a decidere, la Comunità si divide: 8 favorevoli a rinviare il voto (Fiasella, Caleo, Mazzanti, il sindaco di Rocchetta Riccardo Barotti e i rappresentanti di Cai, Scuola, Università di Genova e Caccia), 13 contrari, astenuto il sindaco di Beverino Andrea Costa. Non resta che tirare fuori i nomi e i tanto invocati curricula. Caleo, non più a sorpresa, candida a presidente l’architetto Renato Marmori, distribuendo il suo curriculum ricco di pubblicazioni e incarichi accademici, per «superare le divisioni nei vari partiti, e soprattutto nel mio», spiega. Galazzo sostiene invece Pisani: «un amministratore forte e capace, su cui scommettere». Il sindaco di Lerici candida il suo assessore Gaetano Saia. Come consigliere il sindaco di Follo Giorgio Cozzani propone Kristopher Casati, assessore e dipendente Acam. Caleo fa invece il nome di Silvano Zaccone, ex sindaco di Pignone e presidente del Cai Val di Vara. Ed è di nuovo baruffa perché il sindaco di Pignone Antonio Pellegrotti sostiene che Zaccone vuole sì essere eletto consigliere «ma non come rappresentante dei Comuni, bensì degli interessi generali». La prima votazione (massimo due preferenze) elegge consiglieri Pisani (12 voti), Casati (10) e Saia (9). Fuori gioco Marmori (8) e Zaccone (2). L’ex sindaco di Pignone è eletto però come rappresentante degli interessi generali con 11 voti contro i 9 di Corrado Bernardini, presidente del Cai Sarzana. L’ultima votazione (una preferenza) vede l’elezione a presidente di Pisani (11 voti), seguito da Zaccone (6), Saia (1) e Patrizia Saccone, già designata consigliere dalla Regione (1).

«NON è una bella giornata per il Parco. Come ex presidente e fondatore, sono dispiaciuto: sono state messe fuori dal consiglio competenze e mondo dell’associazionismo». Si lascia andare all’amarezza il sindaco Caleo. E nelle associazioni c’è già chi parla di legge-truffa. La nuova normativa regionale sui parchi consente infatti ai Comuni di indicare, oltre ai propri, anche candidati per il posto di consigliere degli interessi generali. «Un’ingiustizia», commenta Bernardini (Cai) che aveva invocato trasparenza e partecipazione pubblica. Ignorato completamente il nome di Piero Donati, candidato da ambientalisti (il cui rappresentante era assente) e Sel. Il risultato delle votazioni delude Legambiente e Stop al consumo: «Pisani è la scelta più sbagliata. E gli ambientalisti sono completamente tagliati fuori dal consiglio». Polemico, ma per altre ragioni, il sindaco di Beverino. «Dal 2009 chiediamo di uscire dal Parco — sottolinea — Spero sia l’ultima volta che mi trovo qui». E di fronte alle discussioni su odg, rinvii e procedure, il preside Marco Mezzana, inviato a rappresentare la scuola, è sconcertato: «Se a scuola presentassi un ordine del giorno e non lo rispettassi, i miei insegnanti se ne andrebbero».
Anna Chella