"Vino invenduto, ora i vigneti sono a rischio"

Inascoltato l’appello dei produttori di Doc e Igt: "Rappresentiamo il 50% del vino prodotto in Liguria ma nessuno ci ha chiesto opinioni"

Il presidente del Consorzio dei viticoltori del territorio Andrea Marcesini

Il presidente del Consorzio dei viticoltori del territorio Andrea Marcesini.

Luni, (La Spezia), 4 aprile 2020 - E’ un settore di eccellenza che si sta allargando oltre i confini confrontandosi a testa alta con marchi di gran lunga più conosciuti e reclamizzati. Ma il vino prodotto dai vigneti di Luni fino alle colline di Levanto è ormai entrato nell’orbita delle bottiglie di qualità raccogliendo consensi e soprattutto occupando centinaia di dipendenti. L’appello lanciato dal nuovo Consorzio, che racchiude oltre 60 produttori spezzini e della Val di Magra, però è caduto nel vuoto e per le aziende vinicole non è stato ancora previsto nessun sostegno. Nonostante l’emergenza però si sta lavorando nella vigna, seppure a ranghi ridotti, perchè alle scadenze imposte dalla natura non si può non rispondere. Ma il grosso rischio è che la vendemmia del 2020 possa davvero saltare per mancanza di forza economica oltre che di spazio in cantina. Infatti i produttori non sono ancora riusciti a far decollare la vendita della raccolta del 2019 perchè le commesse non sono mai partite. "Ci ritroveremo – ha spiegato Andrea Marcesini, presidente del Consorzio – a non avere spazio nelle cantine. Non vendendo l’annata scorsa rischiamo di non far posto alla raccolta del 2020. Noi viticoltori dobbiamo cominciare a farci sentire perchè sembra che si siano tutti siano dimenticati di noi. Nessuno ci chiama, nessuno ci ha cercato per uno scambio di opinioni sulla situazione eppure in Provincia della Spezia rappresentiamo il 96 per cento delle aziende, quindi il 50 per cento del vino prodotto in tutta la Regione Liguria". Il presidente del Consorzio che si è da poco costituito ha chiesto aiuto a nome di tutti gli associati a Regione e Provincia ma il risultato non è ancora arrivato. «La situazione è drammatica pensando al presente e soprattutto al futuro. Stiamo comunque lavorando nella vigna come se l’emergenza non ci fosse perché i vigneti non vogliono andare in cassa integrazione o lasciare le gemme in casa come stiamo noi e i nostri clienti. Poi arriverà il momento in cui l’uva maturerà e se nel frattempo non ci saremo incontrati per trovare un rimedio vedremo l’uva appassire, poi marcire e diventare cibo per gli uccelli e i cinghiali". I tanti operatori sono stati frenati proprio nel momento di vendita della vendemmia del 2019. Prima lo stop all’esportazione poi è arrivata la chiusura di ristoranti, locali pubblici, enoteche che ha azzerato il mercato. "Dobbiamo affrontare – conclude Marcesini – la mancata vendita per coprire le spese dello scorso anno e intanto stiamo già investendo per la stagione in corso. Ma con quali prospettive? Sappiamo tutti che il momento è durissimo, nessuno ha la bacchetta magica ma noi chiediamo soltanto un confronto e vicinanza. C’è bisogno di sostegno economico per non essere costretti a licenziare e avere la possibilità di mettere in cantina il lavoro di questa stagione. Abbandonare un vigneto in un territorio così fragile come quello della Liguria avrà conseguenze devastanti anche dal punto di vista ambientale e turistico". Massimo Merluzzi © RIPRODUZIONE RISERVATA