Velisti dispersi, cuore di mamma. "Spero siano vivi da qualche parte"

Appello ad Antonio: «Facci sapere che non hai bisogno di aiuto»

La madre di Antonio Voinea

La madre di Antonio Voinea

La  Spezia, 14 gennaio 2019 - Dopo quello dei familiari e dell’avvocato Matteo De Poli, il suo conforto principale arriva dalla preghiera. Ore, settimane, giorni, mesi ad implorare il miracolo di poter riabbracciare il figlio Antonio, marinaio del Bright, disperso in Atlantico insieme allo skipper Aldo Revello. Sorretta della forza incrollabile della fede, ci crede ancora. Daniela Dondu, madre di Antonio Voinea, di fronte al mistero irrisolto che si trascina dal 2 maggio scorso, ha accettato l’intervista, riavvolgendo il ‘film’ della disperazione.

Signora Voinea, sono passati otto mesi dalla scomparsa di Antonio, vuole ricostruire i primi momenti?

«Ho saputo il 4 maggio che due giorni prima dal Bright era stato inviata una richiesta automatica di soccorso; è stata Francesca (la compagna di Antonio n.d.r.) ad informarmi. Da allora ogni giorno è un alternarsi tra la speranza di poter riabbracciare Antonio e lo sconforto nel ritenere remota tale possibilità».

Ci può descrivere Antonio?

«Antonio ha 32 anni è aperto e gioviale. E’ molto affezionato a me e a tutta la sua famiglia per cui ci aggiornava quasi quotidianamente dei suoi spostamenti e dei suoi pensieri, per cui anche se era lontano sapeva come farci sentire la sua presenza. Ama tantissimo il mare è per questo che si è trasferito a Fuerteventura dove ha aperto un ristorante insieme a Francesca. E’ stata questa passione che lo ha determinato ad accettare l’invito di Aldo ad accompagnarlo nel trasferimento del Bright da Martinica a La Spezia».

Da come descrive Antonio, sembra che lei escluda che possa essersi allontanato volontariamente

«Sì mi sento di escluderlo, non riesco ad immaginare infatti una ragione per la quale Antonio potrebbe aver deciso di sparire deliberatamente, non aveva infatti vincoli particolari. Inoltre per lui contano molto più i rapporti con le persone rispetto agli aspetti materiali della vita».

Cose pensa dell’ipotesi affondamento e della fonte anonima che si è messa in contatto anche con voi?

«Sì una persona che afferma di essere un marinaio imbarcato nel famoso cargo si è messo in contatto con mia figlia tramite Messanger. Alcune delle informazioni che ha fornito sono concrete e verificabili altre (come la fotografia dell’affondamento) hanno trovato una smentita. Non so cosa pensare perché, o quello che dice è vero, e allora ci sono molte persone che si sono macchiati di gravi reati e andrebbero perseguite; oppure è tutta un’invenzione e allora mi domando quanta crudeltà deve avere nel suo cuore questa persona per infliggerci questo dolore aggiuntivo».

Difficile immaginare che Antonia sia ancora in una zattera. Ha pensato ad un rapimento?

«Si ci abbiamo pensato ma non siamo persone facoltose e, comunque, ad oggi non abbiamo ricevuto alcuna richiesta di riscatto».

Pensa che potrà mai conoscere la verità?

«Ancora non ho perso la speranza, certo che non possiamo essere noi ad effettuare gli accertamenti necessari per tentare di avvicinarci alla verità, sono fondamentali le attività riservate agli inquirenti».

Ha ricevuto informazioni da loro?

«No, nessuna ma spero di riceverle a breve».

Se Antonio potesse leggerla, cosa vorrebbe dirgli?

«Quello che tutti i parenti di persone scomparse vorrebbero: sapere che è vivo e che non ha bisogno di aiuto. Mi sarebbe sufficiente per accettare la sua mancanza con minore dolore».

Corrado Ricci