Panico a scuola, responsabile identificato. Il padre: «Gesto assurdo, sono distrutto»

Arzelà, una sola classe in corridoio quando è stato spruzzato lo spray urticante

Intervento a scuola

Intervento a scuola

Sarzana, 18 ottobre 2018 - E' distrutto il padre dello studente che avrebbe scatenato il panico martedì mattina all’istituto superiore Arzelà con una bomboletta di spray urticante al peperoncino. Uno scherzo? Un incidente? Un atto deliberato? Certo è che quello spray si è diffuso nelle classi provocando un ‘terremoto’: 500 studenti evacuati, 19 ragazzi e un insegnante all’ospedale con problemi respiratori che, per fortuna, si sono risolti in ore. «Non segue i miei consigli – dice amareggiato – Sto cercando in ogni modo di convincerlo ad assumersi le sue responsabilità, a presentarsi alle autorità scolastiche. Ma tutti tentativi finora sono andati a vuoto. Lo farò io per lui: andrò a parlare con la preside chiedendo scusa per l’accaduto. Mi spiace profondamente per quello che ha combinato: una cosa che non doveva assolutamente fare. – continua il padre del ragazzo – Ora però avrebbe ancora il tempo di rimediare chiedendo scusa a tutte le persone a cui ha arrecato danni e, nello stesso tempo, spiegare quanto è avvenuto. Sono certo che non era sua intenzione arrivare ad una situazione del genere, è anche probabile che volesse solo mostrare la bomboletta e ne ha perso il controllo.

Potrebbe essere stato anche un gesto accidentale». IL PADRE del ragazzo ha avuto subito il sospetto che il il figlio potesse essere il responsabile del caos scoppiato a scuola. «Ho visto che nel cassetto dove era custodita non c’era più la bomboletta spray che mia figlia aveva acquistato per ragioni di sicurezza – spiega l’uomo –. Quindi ho subito pensato che l’avessa presa lui. Dispiace che pur vivendo la maggior parte del suo tempo con me, che lo seguo regolarmente, il ragazzo non segua i miei consigli improntati a comportarsi bene e vivere nel modo giusto». Ieri pomeriggio il padre è andato all’Arzelà ma non ha potuto parlare con la preside perchè la scuola era chiusa, allora ha contattato l’avvocato di fiducia Emanuela Tonelli perché convincesse il figlio a presentarsi con lei alle autorità. I carabinieri della compagnia di Sarzana intanto proseguono le indagini. Già nel pomeriggio di martedì avevano raccolto le testimonianze di numerosi ragazzi, fra cui i 23 studenti della quinta che trovavano fuori dalla classe (gli unici del primo piano) perché stavano rientrando dall’ora di educazione fisica, ed erano arrivati a identificare il responsabile. Ieri hanno completato il quadro accusatorio dopo aver visionato i nastri delle 12 telecamere istallate nella scuola. LA DIRIGENTE Vilma Petricone ieri ha parlato con la classe. «Ho fatto un’ora di lezione – spiega – sul senso di responsabilità, invitando chi ha visto a parlare e chi è stato a fare quel gesto a farsi avanti e dirmelo. Vedremo di trovare delle attenuanti. Noi siamo un’agenzia educativa non repressiva, dobbiamo aiutare i ragazzi e quindi faremo di tutto per trovare il modo affinchè quanto accaduto non porti a gravi conseguenze. I ragazzi poi mi hanno chiesto di fare un’ora di riunione fra loro che ho concesso. Adesso attendo che qualcuno si faccia avanti».  «Il lato positivo di questa vicenda – prosegue la dirigente – è che i ragazzi hanno capito che le stupidaggini possono avere conseguenze molto gravi. Ho fatto anche l’esempio di quanto accaduto a Torino dove un petardo ha causato un morto e oltre mille feriti. Ho ricordato anche quando è la vasta la nostra comunità scolastica: siamo 1720 persone fra studenti, docenti e assistenti. L’operazione di evacuazione si è svolta nel migliore dei modi, tutti sono usciti ordinatamente».

Carlo Galazzo