Prima un sibilo poi il boato E fu morte e distruzione

Tresana non dimentica la tragedia causata dall’esplosione del metanodotto

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TRESANA

Un operaio morto, undici feriti, tre case distrutte e altrettante fortemente lesionate. E’ quello che provocò la tremenda esplosione che nove anni fa scosse Tresana e la cui eco arrivò ben oltre i confini della Lunigiana. Una tragedia impossibile da dimenticare e che il Comune ha ricorando, commemorando le vittime, l’altra mattina a Mulino di Tresana. Le ferite di quell’esplosione provocata dal metanodotto sono impresse nella memoria e sulla pelle della comunità. Nove anni fa in quel terribile incidente morì un operaio bulgaro, tre colleghi rimasero feriti insieme ad otto 8 civili.

"Non vogliamo e non dobbiamo dimenticare – ha detto il sindaco di Tresana Matteo Mastrini, nel corso della cerimonia – .La nostra comunità si è ancora una volta dimostrata unita e solidale". La tragedia è ancora nel cuore degli abitanti che improvvisamente credettero di ritrovarsi protagonisti di un film di guerra dopo un bombardamento al napalm. Prima un lugubre fischio poi un bagliore accecante precedettero il boato e le fiamme che raggiunsero quasi 200 metri di altezza. Le avvistarono a decine di chilometri di distanza in altri borghi montani della Lunigiana e in tutta la vallata del Magra. Due case e un fienile furono investiti dalla fiammata uscita dai tubi da 40 pollici del metanodotto della Snam su cui erano in corso lavori di manutenzione. Per fortuna le due abitazioni erano vuote.

In un attimo la fiammata ridusse in cenere i campi coltivati, le vigne e i giardini intorno. La tempesta di fuoco si scatenò mentre tre operai (due cittadini bulgari, padre e figlio, e un operaio italiano) della ditta Oreste Manna di Eboli per conto della Snam Rete Gas stavano lavorando nell’opera di rifacimento di un P.I.D.I., ovvero un punto di intercettazione di derivazione importante della condotta con diametro di 30 pollici del vecchio impianto esistente.

La tratta del metanodotto è quella La Spezia-Cortemaggiore, che dal rigassificatore di Panigaglia e porta il combustibile in pianura attraverso centinaia di chilometri di tubature. Bruciò tutto nel raggio di 200 metri, lasciando un paesaggio spettrale intorno ad un enorme cratere, largo fino a 25 metri e profondo quasi dieci.

N.B.

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