Sarzana, dalle ricerche in acqua di Angelo Luciani spuntano furgone e scooter rubati

Continuano le immersioni dei carabinieri nei laghetti del Parco

 I carabinieri subacquei scandagliano i fondali dei Bozi

I carabinieri subacquei scandagliano i fondali dei Bozi

Sarzana, 28 giugno 2018 - Seconda giornata di immersioni nei laghetti, i Bozi di Saudino, alla ricerca di qualche traccia di Angelo Luciani, il 56enne sarzanese scomparso dalla sua casa alla Bradia il 3 novembre del 2015, o almeno della sua auto, quella vecchia Y10 targata Roma a bordo della quale si sarebbe allontanato quella sera e che non è mai stata ritrovata. Continuano le ricerche dei carabinieri della compagnia di Sarzana nell’area e le immersioni dei militari specializzati del nucleo subacqueo di Genova. Ma dopo aver scandagliato il fondale dei bozi per due giorni i sommozzatori non hanno trovato la ‘Y10’. Sono stati ripescati però dal lago un furgone che era stato rubato a Carrara nel 2000, ancora con la targa leggibile, e tre carcasse di Scooter Vespa oltre ad un borsone con presumibile refurtiva in silver.

E’ certo quindi, a questo punto che la zona sia stata per un lungo periodo il luogo dove le varie bande criminali della provincia dedite ai furti nelle abitazioni e nei negozi venivano a spartirsi il bottino, gettando in acqua il materiale compromettente e quello che non poteva essere riciclato. Tutto il materiale ritrovato è stato posto sotto sequestro.

La zona dei Bozi, all’interno del parco fluviale del Magra è isolata, coperta da una fitta vegetazione, da sempre ‘vittima’ di abbandoni indiscriminati di rifiuti, e può quindi offrire garanzie di ‘invisibilità’ per i protagonisti di traffici clandestini. Pochi giorni fa infatti gli stessi sommozzatori, in collaborazione con i carabinieri della compagnia di Sarzana, dopo una serie di immersioni poco distante dal luogo dei ritrovamenti di ieri, sempre in località Bozi, avevano ritrovato in acqua ben sei fucili da caccia, altrettante cassette blindate, oggetti di bigiotteria.

Sul fondale erano state individuate anche alcune cassaforti. Evidentemente dopo averle asportate le bande si erano diretti nella zona dove con tutta calma hanno potuto aprirle, spartirsi il bottino che si trovava all’interno e poi gettarle in acqua, sbarazzandosi anche degli oggetti di poco valore. Fra l’altro per ciò che riguarda i fucili le matricole delle armi per la lunga presenza in acqua sono state rese illegibili. Nei prossimi giorni verrano effettuate altre immersioni nei laghetti vicini.