Padre Damarco, un ricordo indelebile

Insegnava alla Missione. Appello per riconoscere il valore dei suoi insegnamenti

Don Giovanni Cereti

Don Giovanni Cereti

Sarzana, 14 novembre 2019 - Moriva 45 anni fa all’ospedale di Sarzana l’indimenticato padre Vincenzo Damarco. Da anni, nel suo ricordo, si è costituito in città il gruppo “Amici di padre Damarco”: ne fanno parte i suoi ragazzi di allora, come Egidio Banti che ne ricorda la storia, ma anche non credenti e giovani. Ha curato la riedizione del volume con i “Commenti ai Vangeli” da lui curati negli ultimi anni, da Sarzana nei giorni scorsi sono partite lettere indirizzate al Superiore Generale della Congregazione della Missione affinché riconosca il valore dell’insegnamento di Padre Damarco, e ora insieme al circolo Acli organizza in suo ricordo un incontro pubblico che, grazie alla disponibilità del Comune, si terrà giovedì 14 novembre alle 17 nella sala consiliare.

“Dal Concilio Vaticano II al Sinodo sull’Amazzonia” è il tema di cui parlerà il teologo genovese don Giovanni Cereti. Padre Vincenzo Damarco era un sacerdote dell’ordine dei Vincenziani, che sin dal Settecento avevano gestito il “Collegio della Missione”, noto per i delitti del primo seria killer Vizzardelli ma molto di più per essere riuscito a far proseguire gli studi a generazioni di giovani anche di famiglie meno abbienti.

Damarco, nato a Casale Monferrato nel 1922, era stato assegnato al collegio negli anni Cinquanta.

«Insegnava lettere – ricorda Banti – ma divenne presto molto conosciuto in città per l’impegno pastorale ed educativo di collaboratore dei parroci del Carmine e di assistente della federazione universitari cattolici. Erano gli anni del Concilio Vaticano II e, dopo, della sua difficile attuazione. Damarco, sempre fedele alla Chiesa e al suo ordine, gettava però il cuore oltre l’ostacolo. Mente lucidissima e intelligenza rara, sapeva guardare avanti. Non è retorica affermare che molti dei testi attuali di papa Bergoglio riprendono temi e valutazioni dell’allora giovane vincenziano. Il quale sapeva parlare a tutti, credenti e non credenti, mobilitando energie e intelligenze. I tempi odierni gli rendono giustizia, mentre all’inizio degli anni Settanta le sue posizioni un po’ troppo “coraggiose” contribuirono a farlo trasferire in Veneto, provvedimento che egli accettò con ubbidienza religiosa. Quasi per caso proprio a Sarzana tornò nel novembre 1974 e vi morì per l’aggravarsi del male».