Da una parte la preoccupazione per un provvedimento che rischia di "danneggiare chi è già è alle prese con una situazione molto difficile", dall’altra il fermo intento di portare "una soluzione alternativa compatibile con le norme". Continua a tenere banco il previsto trasferimento del reparto di neurologia dalla sede attuale (al padiglione Paita) al padiglione 5, soluzione che non convince affatto l’Associazione per la lotta all’ictus cerebrale, come emerso anche ieri nell’incontro fra i responsabili dell’associazione e la direzione Asl. All’azienda sanitaria sono stati portati i dati del Centro Ictus: nel 2021 gli episodi a Spezia sono stati 423, 455 nel 2022, nel 2023 siamo a quota 398, on 28 episodi centralizzati al San Martino. "I posti letto monitorati sono 8 - spiegano dall’associazione presieduta da Gian Pietro Montanari – con degenza media di 4-5 giorni, la riabilitazione deve iniziare subito, entro 48 ore dal ricovero". Numeri che però verrebbero messi in pericolo dal trasferimento. "I locali attuali di Medicina C non possono ospitare gli 8 posti letto monitorati; l’ipotesi di un utilizzo di 4 posti letto monitorati in Anestesia e rianimazione “in caso di emergenza”, non tiene conto che i posti letto monitorati devono essere presenti in Neurologia, con presenza di personale specializzato". E ancora "l’impossibilità di ospitare i terapisti della riabilitazione nella ipotizzata nuova sede di Neurologia, non garantisce l’assistenza prevista dai Pdta come proposto dalla Direzione Aziendale, in Ortopedia". Vengono segnalati problemi anche per quanto riguarda "gli spazi a disposizione senza tenere conto che una buona parte dei pazienti sono allettati e quindi si spostano con barelle o anche letti di degenza".
Altra nota dolente "gli ascensori destinati ai pazienti non sono in grado di accogliere i loro mezzi di trasporto, con la conseguenza di dover utilizzare gli ascensori destinati al pubblico. L’organico dei neurologi si è ridotto di 5 unità e mancano pure gli infermieri che, anche se reperiti, dovranno essere formati per la particolare attività cui si dovranno dedicare. Tutte queste criticità calate in particolare su pazienti con ictus comportano motivo di dissenso nei confronti di quanto elaborato dall’Asl, che non sembra tenere conto della particolare patologia". L’associazione "ha proposto una soluzione alternativa, compatibile con le norme, che recuperava gli 8 posti letto monitorati, la presenza fisica dei terapisti, logopedisti con uno spazio molto più ampio rispetto alla proposta aziendale. Continueremo a protestare sperando di non segnalare gravi conseguenze a danno dei pazienti che, ricordiamo, non hanno possibilità di scelta".