Mafia, assolto solo Antonio Romeo. La 'ndrangheta c’è ma non arriva a Sarzana

Tutti condannati gli altri nove imputati finiti alla sbarra in Liguria

Un'aula di tribunale (Foto d'archivio)

Un'aula di tribunale (Foto d'archivio)

Sarzana, 17 ottobre 2018 -  Additato come il referente dell’ndrangheta a Sarzana – terminale spezzino dell’organizzazione radicata nel ponente ligure, con motore propulsivo in Calabria – Antonio Romeo, 76 anni, da oltre 50 anni residente in via Turi, esce indenne dall’ennesimo processo per mafia. La Corte di appello di Genova lo ha assolto dall’accusa di concorso in associazione di stampo mafioso dedita agli affari illeciti col ricorso all’effetto intimidatorio delle armi. Romeo è l’unico, dei nove imputati finiti alla sbarra, ad essere considerato estraneo alle cosche. Assoluzione con formula piena per lui, abbracci e baci all’avvocato Giuliana Feliciani. La tesi difensiva del legale ha fatto centro: ha smontato, parola per parola, il contenuto delle intercettazioni telefoniche che avevano inguaiato l’imputato per effetto dell’interpretazione data dall’accusa a dei soprannomi e a circostanze spaziali: benché non citato letteralmente citato, Romeo era stato ‘risucchiato’ nell’alveo delle dinamiche mafiose emerse dell’inchiesta «Maglio Tre» coordinata dalla procura distrettuale antimafia che, alla luce della sentenza, si può dire che abbia certificato il sistema criminale con cabina di regia ad Imperia e operatività fino al margine della provincia della Spezia. Nove le condanne inflitte dai giudici di appello che erano stati investiti del processo-bis dalla Corte di Cassazione che, un anno fa, aveva annullato, con rinvio, il verdetto assolutorio di un’altra sezione della Corte di appello, che aveva confermato la sentenza di primo grado.

Questa  la mappa delle condanne chieste e ottenute dalla procura: 7 anni e 9 mesi per Onofrio Garcea, 6 anni per Benito Pepè, 4 anni e 8 mesi per Rocco Bruzzaniti; 6 anni ciascuno per Fortunato e Francesco Barilaro, 6 anni per Michele Ciricosta, 3 anni e un mese per Raffaele Battista, 4 anni e 8 mesi per Antonino Multari e Lorenzo Nucera. «E’ una sentenza importante perché riconosce la presenza della ‘ndrangheta nel ponente della Liguria, dove sono anche stati sciolti dei Comuni per mafia». Lo ha detto il sostituto procuratore generale Giuseppa Geremia dopo la sentenza; il pm aveva chiesto per Romeo 7 anni di carcere. «E’ una sentenza importante per il territorio spezzino, sarzanese in particolare; si impone ora la verità giudiziaria secondo la quale non c’è stata alcuna infiltrazione dell’ndrangheta riconducibile ad Antonio Romeo» dice l’avvocato Feliciani che ora affila le armi in vista di alcuni procedimenti per diffamazione nei confronti di stretti congiunti dello stesso.

Corrado Ricci