Il mistero del comunista che visse a Vezzano

La sua vita fu coerente fino all’ultimo, a costo della morte, avvenuta nei gulag. Un personaggio dalla mente libera e dalla vita tumultuosa, da meritare una ricerca. Ed è il professore pistoiese appassionato di storia locale Andrea Lottini a cercare tracce di Roberto Marini, nato a Pistoia nel 1900 e che per un anno, non si sa per quale motivo, ed è proprio questo il mistero da sciogliere, visse a Vezzano Ligure. Chi lo accolse? Quale fu il legame del giovane pistoiese con il Comune collinare ligure? Forse perché nel territorio c’erano possibilità di lavoro per gli emigranti? Lottini che sta ripercorrendo le tappe di questo giovane meccanico per ricostruirne il passaggio a Vezzano sa che il periodo vezzanese di Marini fu fra il 1916 e 1917: "Non so perché e non so a far cosa – spiega Lottini – e questo sarebbe interessante da sapere. In seguito tornò a Pistoia e aderì al Comunismo nei primi anni venti e non fu facile", ebbe subito guai con il fascismo, subì condanne per furto, diserzione, partecipazione e organizzazione a vari scioperi. Nel 1924 emigrò in Francia dove organizzò uno sciopero e percosse con altri comunisti due fascisti pistoiesi che fuggirono in Italia e per questo fu espulso dalla Francia. Accompagnato alla frontiera del Gran ducato di Lussemburgo passò in Russia: "Probabilmente – prosegue Lottini – perché era convinto di trovare un sostegno alle sue idee politiche". Cominciò a lavorare in una fabbrica di Charkiv nell’attuale Ucraina e poi con le purghe staliniane finì nel ’36 condannato dal tribunale militare e mandato per dieci anni in un gulag dove morì nel ’42 fucilato Due volte perseguitato quindi, prima dal fascismo e poi dai suoi stessi compagni. L’incognita è il passaggio a Vezzano.

Cristina Guala