Allarme rosso: 54 milioni ‘bruciati’ nel gioco

A Sarzana cifre record per l’azzardo, il doppio rispetto alla Spezia. Appello alla politica

Don Martini e il dottor Casini

Don Martini e il dottor Casini

Sarzana, 11 maggio 2019 - La dimensione dell’emergenza sta in pochi numeri: a Sarzana in un anno si dilapidano nel gioco elettronico d’azzardo 53.600.000 euro, di cui 26 milioni e 900 mila ‘affidati’ alle Videolottery e 15.400.000 alle Slotmachine, con un ritorno in vincite di 42 milioni e 900mila euro. Cifre che ne fanno, se raffrontate a quelle di centri dall’analoga dimensione, una specie di piccola capitale dell’azzardo. In Liguria, Sarzana (22mila abitanti) è in effetti fra le ‘leader’ del gioco: Chiavari, con 27mila abitanti, per esempio, «vanta» solo 38.300.000 euro di giocate. Cifre oltretutto in crescita costante. Il preoccupante quadro d’insieme è emerso al convegno alla Casa della salute di via Paci, dedicato al tema del gioco d’azzardo promosso da Cometa, il consorzio di cooperative sociali che nelle sue strutture, compresa quella della Missione, molto impegno dedica al contrasto delle ludopatie.

Il caso-Sarzana è stato affrontato, nel contesto più generale delle dipendenze e delle origini del gioco, da Enrico Malferrari, responsabile formazione della cooperativa Papa Giovanni XXIII di Reggio Emilia. Un lungo excursus, il suo, partito dalle origini del gioco fino all’odierno gigantesco business che fa dei giochi, elettronici e non solo, un’importante fonte di approvvigionamento per lo Stato (almeno 18milioni di persone hanno giocato in Italia nell’ultimo anno). Della situazione sarzanese si è parlato sotto vari aspetti, dopo l’intervento introduttivo di don Franco Martini, presidente di Cometa, che ha lanciato messaggi inequivocabili, soprattutto sulla necessità da parte della politica (consiglieri comunali e amministratori) di farsi carico del problema. Magari «mettendo a posto qualche circolo» e anche ripensando all’opportunità di organizzare feste e appuntamenti con alcol e birra come protagonisti. Oltre all’esigenza di «parlare ai titolari di locali e tabaccherie». Una consapevolezza confermata dal sindaco Cristina Ponzanelli che, portando il suo saluto (assieme a quello del presidente del consiglio Carlo Rampi), ha sottolineato come spetti agli amministratori vietare l’impiego di videogiochi in tutti i locali di proprietà comunale. Ma le amministrazioni, in generale, mostrano attenzione al problema? Non si direbbe, a giudicare dalle testimonianze portate da specialisti come Alfredo Casini (responsabile Disturbo gioco d’azzardo del DsmeD Asl 5), intervenendo sulla mappatura del Dga assieme a Fausto Rossi, Giuseppe Morra ed Eleonora Quadrelli, operatori del Consorzio Cometa.

«Per poter realizzare la recente indagine sull’identikit dei giocatori condotta all’interno dei locali che ospitano Slot e Vlt – hanno ricordato – abbiamo parlato con gli assessori ai servizi sociali di tutti i Comuni, ma strada facendo si sono disimpegnati quasi tutti». E così la mappatura è stata possibile solo a Spezia, Sarzana e Lerici, con numeri per la verità molto risicati. E ciò, nonostante la larga diffusione del fenomeno azzardo, come ha sottolineato anche Enzo Ceragioli, direttore del Distretto 19 Val di Magra, che ricordando a sua volta la crescita esponenziale delle somme giocate, ha delineato il ruolo dell’Asl di fronte a situazioni che in moltissimi casi hanno ormai assunto la dimensione di una vera patologia.