La Spezia, 14 maggio 2011 - «CIAO FRATELLINO, sono io, la tua sorellina. Tutti pensano di conoscerti e di volerti bene, ma nessuno, tranne la tua famiglia, ti ha amato davvero». Capelli castani e lisci, un viso che nello sguardo richiama l’intensità di Simone. Una somiglianza genuina, quella che legava il ragazzo morto a Pugliola alla sorella diciannovenne.

 

Stessi occhi, stesse labbra carnose, un’identica dolcezza. Lui se n’è andato, lei resterà a custodirne la memoria, più vicina ai genitori di quanto sia stata finora. A lei è toccato martedì pomeriggio l’ingrato compito di tentare l’ultima, disperata manovra di rianimazione sul fratello ormai incosciente. Adesso a lei toccherà amare papà Adriano, mamma Dora e il fratellino quattordicenne con raddoppiata convinzione. E china sul banco della sua classe al liceo ‘Cardarelli’ lei, Cristina Benedetti, si esercita già a vestire i panni di Simone scrivendogli una lunga lettera appassionata. Ce la consegna con timidezza, pregandoci di pubblicarla. Il tono è quello di una sorella maggiore, che mescola per esperienza dolcezza e teneri rimproveri. «Hai visto cosa ti hanno fatto — scrive Cristina —?

 

Ti hanno strappato via da noi. Se davvero pensavi che la tua famiglia fosse la tua unica ragione di vita, non dovevi fare quello che hai fatto dovevi darci ascolto e non stare con quelle persone». Più sotto: «Se quella sera fossi venuto a casa, molto probabilmente a quest’ora saresti qui vicino a noi. Ma tu no... Sempre con gli amici. Sei stato uno stupido».

 


UNA PUNTA d’ira, subito stemperata. «Nessuno ti conosce, solo io so come sei davvero. E ora lo voglio spiegare a tutti: da piccoli litigavamo come tutti i fratelli, ma crescendo siamo diventati sempre più consapevoli dell’amore che c’era tra noi. Fino a un anno fa eri sempre gentile con tutti, ma da quando hai conosciuto loro sei cambiato tanto. Non hai mai smesso di amare la tua famiglia, ma non lo dimostravi più». Poi l’amore e i ricordi hanno il sopravvento: «Nessuno ti potrà mai sostituire. Anche se eri un tipo agitato, io so che non avresti mai preso quella roba. Ti giuro che non mi darò pace fino a che non sarà fatta giustizia. La gente ormai pensa che sia normale morire per la droga, ma non è così. Avevi soltanto sedici anni. Sono convinta che un giorno, prima o dopo, ci rivedremo e saremo felici per sempre, tutti insieme. Mi dispiace di non averti potuto salvare, ora farò di tutto per cercare di proteggere il nostro fratellino».

 

‘Cane e gatto, ma con lo stesso modo di camminare. Per affrontare ogni sventura con la stessa frase in bocca: questa è mia sorella, bello, sarà dura per chi me la tocca’. Le ultime parole di Simone per Cristina erano ispirate al testo della canzone ‘Due su Due’ degli Articolo 31. Per lei sono oggi sono motivo di orgoglio: «Non avrei mai potuto immaginare questo. Mai. Sei il mio serpentino: anche se ti hanno portato via, sei e resterai per sempre nel mio cuore. Nessuno ti dimenticherà mai. Quanto vorrei averti qui per abbracciarti un’ultima volta. Non ci credo ancora: adesso arrivo a casa e tu sei lì, nella tua cameretta ad ascoltare la musica e a fumare. Soltanto quell’immagine orrenda di te sul letto, freddo, mi riporta alla realtà. Ti amo, fratellino».