VicoQuartoMazzini sul 'ring' della Fortezza per il 'Match' con Marescotti

Prima tappa del confronto fra attori di diverse generazioni sul tema 'Lingue e linguacce' domenica 9 agosto a cura degli Scarti alla Firmafede di Sarzana

Ivano Marescotti

Ivano Marescotti

Sarzana, 9 agosto 2020 - Racconti, confronti e brani tratti dai più significativi spettacoli dei protagonisti – diversi tra loro per generazione, esperienze, carriere e linguaggi - condotte da giornalisti culturali e trasmesse integralmente in diretta streaming. È la formula di 'Match', un ciclo di serate dal vivo nella splendida cornice della Fortezza Firmafede di Sarzana, dove è in programma la prima, domenica 9 agosto alle 21.30, e in piazza Europa a Spezia (il 23 agosto). Grandi nomi del teatro e del cinema a confronto/scontro con gli artisti più promettenti della scena teatrale nazionale. 'Match', ideato e organizzato da Andrea Cerri, è il nuovo format teatrale prodotto dal Teatro degli Impavidi di Sarzana/Gli Scarti che si ispira – e intende essere un omaggio – all’omonimo programma televisivo, condotto per la Rai da Alberto Arbasino, critico e scrittore, tra i più importanti intellettuali italiani, scomparso lo scorso marzo.

Si parte dunque con l'attore e regista Ivano Marescotti, eccellente interprete della nuova commedia all’italiana e cantore del dialetto romagnolo in dialogo con VicoQuartoMazzini, compagnia pugliese indipendente, per confrontarsi sulla vitalità dei dialetti regionali nel teatro contemporaneo in una serata intitolata 'Lingue e linguacce' (arbitra la giornalista Livia Grossi).

L’intento è quello di recuperare lo stesso spirito, cordiale e agguerritissimo, della trasmissione di Arbasino, per dare vita di nuovo a un ragionare irrequieto, che getti un ponte tra critica, spettacolo e pensiero, “alla ricerca di nessi tra l’esercitazione di lucidità e le intimazioni del Caos o del Riso; l’anatomia strutturale e funzionale dell’oggetto”. E se un tempo i contendenti erano Mario Monicelli e Nanni Moretti, Indro Montanelli e Giorgio Bocca, Adriana Asti e Silvana Pampanini, oggi chi sono? Il Teatro degli Impavidi ha provato a immaginare nuovi nomi rimanendo ben ancorati all’idea di far dialogare mondi spesso inconciliabili e soprattutto seguiti da un differente tipo di pubblico. mettendo a confronto artisti o esponenti della cultura con percorsi e concezioni molto diverse sull’arte e la società.

“Mai ho avvertito un confine o una 'differenza' tra la scrittura letteraria e la lettura critica”, scriveva Arbasino. Per noi è lo stesso: quella di mischiare i toni, di unire momenti artistici a quelli di riflessione è una necessità fondamentale. Con la speranza di non ingrossare le fila né degli 'intelligenti e interessanti', né di finire soffocati dal nostro stesso 'chiacchiericcio fittissimo', ma di partorire parole che portino da qualche parte. Se non parole strade, almeno parole sentiero.

Nel round 1 di domenica 9 agosto, il titolo è, come dicevamo, 'Lingue e linguacce'. “Il dialetto è una lingua che non ha avuto fortuna – spiega Cerri - . Una frase che si sente ripetere spesso nei corsi di linguistica come un’inalienabile, anche se poco nota, verità. Eppure, in un mondo dove la concorrenza all’idioma nazionale arriva ormai dall’estero, è sempre più difficile immaginare che ligure, lombardo, siciliano e compagnia bella possano avere (o aver avuto un tempo) pari dignità dell’italiano. Figuriamoci sul palcoscenico, dove il dialetto fin dai tempi della Commedia dell’arte ha rappresentato spesso il colore, l’espressività esagerata, il grottesco delle maschere, degli arlecchini e dei pulcinella. Poi, però ci si ricorda di Testori, di Eduardo, di chi, in quelle lingue “senza la camicia”, che puzzano di campanilismo, di sugo al pomodoro e di cassoeula, ha trovato miniere di letterarietà. È un attimo: la questione torna al centro della scena, di tante scene, quelle che ancora oggi vedono nel dialetto un’arma da palcoscenico affilatissima, e rimettono la sentenza nelle mani del pubblico e della platea: lingue o linguacce?”.

Il primo sfidante è Ivano Marescotti. “È possibile iniziare una floridissima carriera d’attore a trentaquattro anni suonati? Se chiedete a Ivano Marescotti la risposta è sì – prosegue Cerri - . Dopo il primo assaggio di palcoscenico a fare l’impiegato comunale (nei pressi di Ravenna) proprio non ci voleva tornare! E i fatti, col senno di poi, gli hanno dato ragione. Che si tratti di recitare in grandi produzioni cinematografiche (al servizio di autori come Ridley Scott, Roberto Benigni, Pupi Avati o Checco Zalone) di dedicarsi al piccolo schermo (Nebbie e delitti, Il pirata, I liceali) o all’amato palcoscenico (da Leo De Berardinis a Carlo Cecchi o Mario Martone), lui, Marescotti, sembra sempre essere a suo agio. Capace di trovare in ogni situazione il modo di valorizzare la propria espressività, di fare della propria fisionomia, delle origini romagnole, rivendicatissime, un punto di forza del vivere scenico. E forse è proprio quella terra – la cui lingua usa nel quotidiano ma anche in molti dei suoi lavori più riusciti – a conferire al suo sguardo una certa vivissima ironia, a dare alla sua identità d’attore quella capacità evocativa, fatta di una leggerezza autorevolissima e quasi austera, che lo rende tra gli interpreti più apprezzati del nostro teatro”.

Marescotti affronta VicoQuartoMazzini. “ll barese Michele Altamura e il romano Gabriele Paolocà si incontrano a Udine nel 2007 e iniziano così il loro viaggio insieme. VicoQuartoMazzini, il nome della loro compagnia, è l’indirizzo del primo monolocale umido in cui provano e vivono: Terlizzi, Puglia, la città di Michele. Da allora hanno fatto esperienza come attori scritturati (con Michele Sinisi, Elena Bucci e Marco Sgrosso) ma soprattutto come autori-registi-attori della loro compagnia. Amano le riscritture irriverenti di classici (Shakespeare, Ibsen, Pirandello) oppure le partiture drammaturgiche contemporanee: e poi video, musica elettronica, Elton John e Aphex Twin.

Grazie a un progetto del Teatro Pubblico Pugliese, di recente hanno lavorato con quattro grandi star del teatro amatoriale barese (Schiavarelli, Pignataro, Marmone, Sinisi) per una versione dei Karamazov ambientata a Bari Vecchia. Chi ha visto La capa gira di Alessandro Piva, forse ricorderà i quattro 'divi' che hanno letteralmente fatto esplodere il botteghino del Petruzzelli di Bari.

L’ultima produzione dei VicoQuartoMazzini è allo stesso tempo regionale e 'planetaria'. Il punto di partenza è una (vera) campagna candidature per fondare la prima colonia su Marte. Dalle interviste reali, i VicoQuartoMazzini hanno creato quattro storie fittizie, quattro vicende che sono caratterizzate da altrettanti dialetti, come a tracciare una mappa dell’insoddisfazione che non risparmia nessuna parte d’Italia”. Per info (biglietti a 5 euro) 346 4026006 e 0187 305551.