Firenze, 30 agosto 2013 - Con un unico intervento sono riusciti a salvare la vita a un 60 enne fiorentino, asportandogli un letale tumore alla prostata, e allo stesso tempo a preservarne anche l’attività sessuale. È la prima volta che in una sala chirurgica avviene un doppio intervento di protesi peniena e di prostatectomia radicale extraperitoneale. In parole meno scientifiche, al paziente è stato asportata una massa tumorale che lo aveva aggredito in maniera estesa alla prostata, la ghiandola capace di produrre ed emettere il liquido seminale, ed è stata inserita una protesi al pene.

Il rivoluzionario intervento chirurgico è stato sperimentato con successo all’ospedale fiorentino Santissima Annunziata da un’equipe guidata dal professor Riccardo Bartoletti, urologo dell’Ateneo fiorentino. Insieme al dottor Nicola Mondaini, ha operato un paziente oncologico di 60 anni. Non solo hanno effettuato la prostatectomia radicale extraperitoneale, cioè l’asportazione totale della prostata: hanno anche pensato a come salvaguardare la sua futura vita sessuale. Gli hanno dunque impiantato un serbatoio, una pompetta e due cilindri in silicone rivestiti da uno strato antibiotico che fanno da corpo cavernoso in grado di permettere all’uomo di avere erezioni e un’attività sessuale normale.
Un intervento ancora più eccezionale se si pensa che è stato realizzato in laparoscopia, ovvero senza drastici tagli e cicatrici perenni, ma con appena 5 forellini addominali, necessari anche solo per l’intervento base alla prostata, ed uno a livello dello scroto.

Sono passati 28 giorni dall’intervento – ma solo oggi è stato reso pubblico – e il paziente sta bene, le piccolissime cicatrici si sono del tutto riassorbite tanto da essere diventate invisibili.

L’esperimento sul paziente 60 enne apre la strada ad altri interventi similari. Fino ad oggi infatti, spiegano dalla Asl 10, questa operazione era giudicata difficilmente praticabile e densa di controindicazioni. Ma la buona riuscita del doppio intervento sul fiorentino, ha portato a ripeterlo su due pazienti più giovani. Sui tre uomoni ad oggi operati, due sono completamente continenti e in grado di avere una sessualità come prima dell’operazione, e solo uno è ancora sotto controllo dei medici in attesa della completa guarigione.
Per le prossime settimane lo stesso doppio intervento chirurgico sarà applicato anche ad altri due pazienti.

«L’assoluta novità dell’intervento – spiega il professor Bartoletti– è data dalla simultaneità dell’asportazione del tumore con l’impianto di tutte le componenti della protesi che agisce meccanicamente proprio come una pompa idraulica. Finora infatti nel 50% dei casi di prostatectomia in cui non è possibile conservare i fasci nervosi essenziali per il meccanismo dell’erezione, una protesi peniena veniva impiantata solo dopo 2-3 anni dalla rimozione del tumore, limitando solo in qualche caso la sistemazione in contemporanea del serbatoio nell’addome vicino alla vescica”. L’estrema sofisticazione della metodica e il forte rischio di complicazioni infettive avevano indotto i  predecessori dei due urologi fiorentini a non rischiare e a costringere i pazienti a lunghi anni di astinenza sessuale nonché ad altri danni all’apparato sessuale.

Sono circa 45 mila i pazienti a cui ogni anno viene diagnosticato un tumore alla prostata, divenuto, insieme al polmone, il tumore più frequente nell’uomo.

«È un risultato molto importante per la struttura ospedaliera pubblica – dice Paolo Morello, direttore della Asl 10 – impegnata ogni giorno e senza sosta nel garantire la salute dei cittadini e nel cercare metodi sempre migliori per far stare meglio le persone, avvalendosi anche delle migliori professionalità presenti nella nostra Università fiorentina».

Manuela Plastina
[email protected]