Palestra chiusa da ritardi e intoppi Dopo sei anni Prato torna a casa

Finalmente agibile l’impianto del Keynes. Il presidente del Volley racconta mesi di ‘esilio’ e tribolazioni

Palestra chiusa da ritardi e intoppi

Palestra chiusa da ritardi e intoppi

Correva il 6 novembre 2015, il Volley Prato era pronto a debuttare in casa alla palestra del Keynes dopo i lavori estivi di adeguamento alla struttura, ma proprio a ventiquattro ore dall’esordio in serie C arriva la doccia gelata: si deve giocare a porte chiuse perché manca una certificazione. I tifosi si adeguano alla restrizione e si organizzano con una televisione collocata fuori dalla palestra per seguire lo stesso in diretta la compagine pratese. Uno scatto che fece il giro della pallavolo regionale, ma che all’inizio venne preso quasi sul ridere. Tutti pensavano infatti a una situazione provvisoria, in fondo quel documento che doveva firmare un geometra, dal valore di 1500 euro, sembrava solo una pura formalità.

E invece da quella certificazione è iniziata una storia al limite del grottesco che ha lasciato il Volley Prato senza una ‘casa’ per oltre cinque anni e mezzo. Da quel giorno è cominciato un lungo girovagare fra le palestre cittadine da parte dei pallavolisti pratesi. Per evitare di giocare una intera stagione a porte chiuse, infatti, i lanieri hanno iniziato a condividere il campo da gioco di San Paolo con le donne dell’Ariete. Un’altra palestra piena di problemi, dove spesso le partite sono state rinviate a causa delle infiltrazioni d’acqua nelle giornate di pioggia intensa. E il Keynes? Il Volley Prato pensava di tornarci nel 2016 ma era solo un’illusione. Prima ci sono stati problemi legati all’adeguamento dell’impianto di illuminazione, poi c’è stato un intoppo con una delle ditte che dovevano eseguire i lavori e in seguito la necessità di mettere mano ai bagni, all’impianto di areazione e di effettuare un restyling degli spogliatoi.

In questa situazione di ritardi e burocrazia si è arrivati all’autunno 2020 (nel frattempo è stata inaugurata la palestra di Maliseti che per una stagione ha ospitato i lanieri), quando il Keynes è tornato a essere pienamente agibile. "La beffa però era dietro l’angolo – ironizza il presidente del Volley Prato, Giovanni Giuntoli –, perché a causa della pandemia la stagione di serie C è rimasta ferma fino al mese scorso". E così solo il 20 febbraio, dopo 5 anni e mezzo di esilio, il Volley Prato è tornato a casa. "Sono serviti anni ma alla fine siamo arrivati in fondo a questa vicenda – racconta Giuntoli –. La palestra adesso è funzionale e ci dà garanzie per il futuro. Manca solo il foglio per l’agibilità per la presenza del pubblico, che però per adesso è superfluo. Volevamo fare una inaugurazione in grande stile della palestra rinnovata, dando un po’ di risalto all’evento, ma il covid non ce lo ha concesso". Nel frattempo il Volley Prato sta pensando in grande. E’ primo in serie C e sogna il ritorno nei nazionali. Ma il nodo impiantistico rimane. "In questi anni ci siamo adattati – conclude il presidente – ma la verità è che ci manca un’unica struttura di riferimento dove avere la palestra, il materiale e i documenti. Ora abbiamo l’ufficio da una parte, il magazzino da un’altra e il luogo di allenamento in un posto differente ancora. Per non parlare delle giovanili che si dividono fra Maliseti e via Taro. Sarebbe bello potere avere un unico luogo societario. Spero che grazie al nuovo palazzetto di San Paolo si possa contare su più spazi".

Stefano De Biase