L'impresa: ha pedalato per 34 ore e 53 minuti

Protagonista il cicloamatore pratese Pierluigi Carapelli

Il cicloamatore pratese Pierluigi Carapelli

Il cicloamatore pratese Pierluigi Carapelli

Prato, 3 Maggio 2019 – Il ciclismo è anche questo. Lunghe distanze, molte ore in sella di cui buona parte in completa solitudine, totale autogestione, dal rispetto del percorso di gara all'integrazione alimentare, ai guasti tecnici, all'abbigliamento, in condizioni meteo a volte estreme e variabili, il buio della notte. In poche parole questo è l'Ultracycling. C’è anche un Campionato Italiano di specialità dove tutto quanto sopra è incrementato al massimo. La Race Across Italy che si svolge in Abruzzo è sicuramente una delle gare Ultracycling più dure al mondo, lunga 778 Km, il dislivello positivo sfiora gli 11.000 metri. L’impresa porta la firma del pratese Pierluigi Carapelli, 50 anni appena compiuti, che ha completato l’edizione 2019 coprendo i 778 Km previsti in 34h e 53' (tempo in movimento). Partito da Silvi Marina (PE) ha oltrepassato il massiccio del Gran Sasso, per tornare sulla costa adriatica. Salite interminabili, freddo in prossimità delle vette più elevate, forte vento. “Una gara come questa – dice Carapelli - si affronta con una giusta attitudine mentale. Essere forti a livello fisico non ti garantisce di arrivare in fondo, le variabili da gestire sono tantissime. Non di rado si pedala per 8-10 ore senza incontrare altri ciclisti o esseri umani, specialmente di notte. La preparazione non riguarda solo la parte fisica, si deve anche pensare all'illuminazione della bici per poter pedalare al buio, al rispetto del percorso (non segnalato) utilizzando le tracce GPS fornite dall'organizzazione, all'alimentazione necessaria (non ci sono ristori). Il consumo calorico è altissimo, diventa fondamentale mangiare e bere in continuazione per evitare crisi di fame e disidratazione, fondamentale poi l'abbigliamento per le variazioni di temperatura. Sono felice di aver vinto questa sfida". Come ci si prepara ad un evento del genere? Parla Costantino Bogani, coach di Pierluigi. “I fattori chiave sono l’altissima resistenza muscolare e metabolica per poter tenere attivo il “motore” per tantissime ore. L’impegno nella cura dell’approccio mentale poi è stato forse quello che gli ha permesso di compiere questa grande impresa, una sfida con se stesso, ogni gara o ultradistanza in solitaria è una prova di carattere, di fortificazione mentale, di incremento dell'autostima”.