La donna che riapriva i teatri. Un docu-film su Roberta Betti

Ultimi ciak del docu-film di Francesco Martinotti su Roberta Betti

Roberta Betti (a sinistra) col regista Francesco Ranieri Martinotti

Roberta Betti (a sinistra) col regista Francesco Ranieri Martinotti

Prato, 21 luglio 2019 - Non poteva che intitolarsi "La donna che riapriva i teatri" il docu-film dedicato alla storia e alla vita di Roberta Betti. E proprio in questi giorni si stanno girando le ultime sequenze, sul palcoscenico del teatro Politeama che si è trasformato magicamente in un set cinematografico. Tra una pausa e l’altra della lavorazione, incontriamo il regista Francesco Ranieri Martinotti, assolutamente stregato dal coraggio della Betti, dalle sue battaglie, dalle difficoltà che ha dovuto superare per riaprire i battenti dello storico teatro.

Siamo agli ultimi giorni di lavorazione.

«Praticamente sì anche se lavorare nel cinema da indipendente lascia al regista l’opportunità di vivere la lavorazione con un margine di libertà. Diciamo che il grosso delle riprese è finito. Può darsi che prossimamente ci sia bisogno di qualche dettaglio ancora».

Non essendo pratese, come è venuto a conoscenza della storia di Roberta Betti e del Politeama?

«Una mia amica mi fece leggere il libro di Olga Mugnaini che raccontava questa storia. Rimasi subito colpito, anche dal fatto che una città più piccola di Firenze avesse due realtà teatrali importanti come il Politeama e il Metastasio. E poi, affascinante, la storia del suo creatore Bruno Banchini che aveva investito i soldi guadagnati con lo sport per regalare un teatro alla sua città. Chiamando poi addirittura l’architetto Nervi a disegnare la cupola».

E come non pensare a un film?

«Proprio così. Poi è arrivata la crisi del cinema, il rischio chiusura e l’arrivo di una donna che si oppone, che riesce a convincere gli altri cittadini costituendo un comitato. Cittadini che ricomprano questo bene prezioso e lo restituiscono alla città. Mi è sembrata una storia straordinaria. Certamente mi sono posto il problema di come raccontarla, soprattutto per poter arrivare ai giovani. Abbiamo pensato quindi ad una alchimia tra immagini di repertorio, interviste e scene di fiction».

Come quelle che state girando in questi giorni…

«Certo. Stiamo girando le sequenze del musical che racconta la vita di Roberta Betti, con brani scritti da me per i testi e da Lyolievrich per la musica. E le scenografie disegnate da Clet, il famoso street artist. Il sogno poi è quello di sviluppare tutto il musical, un intero musical su Roberta e portarlo in scena prossimamente».

Come ha reagito al suo progetto Roberta Betti? Com’è andato il vostro primo incontro?

«Ho incontrato per la prima volta Roberta con la presenza di Simona Marchini. Diciamo che Roberta aveva un certo pudore all’idea che qualcuno parlasse di lei. Semplicemente per un discorso di riservatezza. Come a meravigliarsi che davvero qualcuno si fosse interessato alla sua storia».

E finita la lavorazione, si passerà alla post produzione e al montaggio. Nei primi mesi del 2020, l’anteprima. Un progetto ambizioso che racconterà una figura di spicco nella storia di Prato. Grazie a Martinotti, bravo regista dal lungo curriculum, alla produzione Capetown, al contributo della Regione Toscana e Sensi Contemporanea.