Anche Francesco Nuti stregato dalla favola di Pinocchio. Ma fu un fiasco clamoroso

Venticinque anni fa usciva nelle sale la personale rilettura di "Pinocchio", a opera di Cecco da Narnali. Un film controverso e sfortunato che ha segnato la sua carriera e la sua vita

Francesco Nuti (Attalmi)

Francesco Nuti (Attalmi)

Prato, 20 agosto 2019 - Prima ancora di Roberto Benigni, un altro cineasta pratese era rimasto folgorato dalle avventure di Pinocchio; Francesco Nuti. Un vero e proprio innamoramento quella tra Cecco di Narnali e il burattino di legno inventato da Collodi, iniziata addirittura con la pittura. Pinocchio è stato il soggetto preferito nei quadri di Nuti. 1993, all’apice del successo dopo lo straordinario incasso di “Donne con le gonne”, Francesco Nuti, annuncia il suo progetto più ambizioso. Una nuova e moderna versione di “Pinocchio”scritto con Giovanni Veronesi.

L’attenzione del “media”è fortissima, per tutto il periodo della lavorazione nell’estate del 1993, preceduta da una promozione a suon di trailer in cui si intravedeva un Pinocchio/Nuti nell’ombra, una semplice siluette, con un cuore rosso pulsante e la voce fuori campo di Novello Novelli. Era e doveva essere, il film più atteso del Natale 1993. Ma qualcosa si inceppa. Dagli Stati Uniti (Texas e Louisiana) dove il film è stato girato con dispendio di mezzi e un budget di 20 miliardi di lire, arrivano notizie che confermano la difficoltà del progetto.

Lavorazione interrotta per mille motivi, con l’aggiunta dei primi dissidi con la produzione, Cecchi Gori. Ritardi, stop, sforamenti di budget, discussioni, polemiche e gossip di ogni tipo. Il film si ferma. L’evento tanto atteso viene bloccato o forse rimandato. Di chi sia stata la colpa di questo empasse, nessuno lo ha mai scoperto.

Nuti inizia una serie di dichiarazioni nella speranza di poter riprendere in mano il progetto costosissimo. Fatto sta che il Natale 1993 vede l’assenza nelle sale di Nuti, considerato fino a quel momento il re Mida del cinema italiano. “Occhiopinocchio”sembra un progetto destinato a dissolversi; complice la morte improvvisa di Mario Cecchi Gori e la rottura del sodalizio produttivo Cecchi Gori e Berlusconi.

Qualche speranza si riaccende con l’arrivo di Rita Rusic al comando. Con molti meno soldi a disposizione, Francesco Nuti riesce a riprendere la lavorazione del film, a suo di azioni legali nei confronti della produzione, arrivando addirittura a reinvestire nel progetto due miliardi di tasca sua. I trailer ricominciano in tv, ma con un finale diverso, con l’aggiunta della scritta “E questa volta non è una bugia”. Dopo un anno e mezzo dall’inizio della lavorazione, il film entra nella fase del montaggio. E li saranno dolori. Francesco Nuti è costretto a tagliare molte sequenze per arrivare ad una lunghezza sopportabile per il pubblico natalizio. La versione che esce nelle sale nel Natale 1994 è di poco più di due ore. Il dispiacere del Nuti regista è forte. In cabina di montaggio la forbice ha tagliato alcune sequenze a cui il cineasta pratese teneva in particolar modo; la sequenza del paese dei balocchi con una serie di balletti stile grande musical americano, curati da Franco Miseria (Nuti avrebbe poi inseguito a lungo il sogno di poter rimontare il film con tutto il materiale girato).

All’uscita nelle sale il pubblico rimane sbigottito non riconoscendo il “suo”Nuti. Il fiasco è clamoroso; solo 3 miliardi di lire d’incasso. Da quel momento, per Cecco inizierà una lunga crisi creativa che lo terrà lontano dal set per molti anni.

Federico Berti