"Notti Magiche", l'omaggio di Virzì ai cineasti pratesi

Nel suo nuovo film "Notti magiche", il regista livornese omaggia il grande sceneggiatore pratese Piero De Bernardi e il folletto di Vergaio Roberto Benigni

Una scena di 'Notti magiche' – Foto: Lotus Production/3 Marys Entertainment/Rai Cinema

Una scena di 'Notti magiche' – Foto: Lotus Production/3 Marys Entertainment/Rai Cinema

Prato, 11 novembre 2018 -  “Amici miei l’avete scritto voi due vero?”, dice uno dei giovani protagonisti di “Notti magiche”, rivolgendosi a uno dei tanti miti del cinema italiano, tutti insieme in trattoria tra una chiacchiera e un piatto di spaghetti.

L’ultimo film diretto da Paolo Virzì è un atto d’amore nei confronti del cinema. Siamo nelle notti dei mondiali di calcio di Italia '90; tre giovani aspiranti sceneggiatori, candidati al prestigioso premio Solinas, vagabondano per la capitale nella speranza di incontrare un “Pigmalione”, capace di fare di loro i nuovi scrittori di cinema. E “Amici miei” è appunto stato scritto da una coppia di autori entrata nella storia del cinema; il pratese Piero De Bernardi e il fiorentino Leo Benvenuti.

Due nomi che saranno ricorrenti nel film del regista livornese. E così, i giovani protagonisti, incontreranno Piero e Leo, interpretati da due figuranti incredibilmente somiglianti. Intorno a loro tanti alti volti noti del cinema di allora (il film è ambientato nel 1990, nell’ultimo periodo del glorioso cinema italiano), chiamati solo per nome; Ennio (De Concini), Furio (Scarpelli), Vittorio (Cecchi Gori), Rita (Rusic), Franco (Cristaldi), Zeudy (Araya), Suso (Cecchi D’Amico), Dino (Risi).

Tutti amici tra loro, tutti grandi. Dunque Piero De Bernardi viene omaggiato da Paolo Virzì. E non è l’unico pratese citato nel film. I tre giovani aspiranti sceneggiatori, ricostruiscono la loro esperienza romana durante una lunga notte trascorsa in un commissariato di polizia. Sono i primi sospettati per l’omicidio di un famoso produttore cinematografico finito nel Tevere con la sua automobile, durante la famosa partita Italia Argentina che relegò la nazionale di calcio soltanto al terzo posto.

Tra un ricordo e l’altro i tre giovani sceneggiatori ricordano la visita sul set dell’ultimo film di Federico Fellini, “La voce della luna”. Ed ecco arrivare un finto Roberto Benigni, nell’ultima scena del film in cui recita la famosa frase “…se tutti facessimo più silenzio forse qualcosa potremmo capire”.