Il "Sacrificio d'amore" di Antonella Fattori: "Così divento suor Agnese"

Dopo la contessa Ristori di "Elisa di Rivombrosa", l'attrice pratese sta per tornare con una grande fiction di Mediaset

Antonella Fattori

Antonella Fattori

Prato, 8 agosto 2016 - Bellezza e bravura; un connubio non molto frequente nel mondo dello spettacolo. Ma sono le parole più adatte per definire Antonella Fattori, attrice pratese di cui torneremo a sentire parlare molto la prossima stagione televisiva. Per lei un altro ruolo intenso nella fiction più importante di Canale 5, "Sacrificio d'amore". 22 puntate in compagnia di Antonella, una pratese illustre che certamente non ha mai dimenticato la propria città d’origine. Da Prato a Roma, inseguendo il sogno di diventare attrice. Un sogno che si è realizzato dopo il diploma all’Accademia di arte drammatica Silvio D’Amico. Trent’anni di carriera tra cinema teatro e televisione.

Antonella Fattori; una pratese che per realizzare i propri sogni ha dovuto lasciare la città. E’stato difficile prendere questa decisione?

Sinceramente non so se è stato faticoso lasciare Prato. Anzi…! Rincorrevo il sogno di diventare attrice e capivo che dovevo studiare, prepararmi, , impegnarmi molto. E quindi la scelta di tentare di entrare alla scuola che per me era la migliore; l’accademia di arte drammatica Silvio D’Amico di Roma. Ho superato l’esame d’ammissione al primo colpo e sono stata ammessa. Per me andare via da Prato, comunque dalla mia città, significava che il mio sogno sarebbe diventato realtà.

Quali sono i ricordi più belli che la legano alla sua città natale ?

Ho ricordi legati alla mia adolescenza. I pomeriggi dopo lo studio al Castello o a piazza San Francesco. Ragazzi pieni di speranze e sogni e altri che invece di sogni non ne avevano. Erano gli anni dell’impegno politico. Credevamo di potere e di dover cambiare il mondo…

Recentemente lei è tornata in città come madrina della serata d’apertura al Prato Film Festival lo scorso mese di giugno. Come vive i suoi ritorni in città ?

Adesso i miei ritorni sono sempre più piacevoli anche se purtroppo i miei affetti più cari non ci sono più. Ma ho ancora quegli amici di un tempo che oramai diventati grandi condividono con me le loro storie familiari, il rapporto con i figli, e anche i ricordi di episodi di quando eravamo ragazzi. Insomma, persone che fanno parte della mia vita e che se anche non vedo assiduamente, sono legati a me (ed io a loro) da un filo sottile e profondo. Praticamente fanno parte della geografia della mia vita. Persone per me importanti, che apprezzo sempre di più.

A Roma vive da anni una «comunità» di pratesi che lavorano nel cinema. Attori famosi ma anche grandi professionisti della settima arte. Quali sono i suoi rapporti con i concittadini illustri del cinema ?

All’inizio, appena arrivata a Roma vedevo spesso Giovanni Veronesi e anche Francesco Nuti. Ma poi come spesso accade nella vita…negli anni ci siamo persi di vista. Sul set di «Cari fottutissimi amici» di Mario Monicelli, ho incontrato invece Massimo Ceccherini…»

In questi giorni sul set in Toscana. lei è protagonista di una nuova fiction, in onda il prossimo autunno su Canale 5. Tutto fa pensare che possa essere il grande successo della stagione. Che cosa ci può raccontare di questa nuova esperienza ?

Lo scorso giugno ho iniziato questa nuova serie in costume, «Sacrificio d’amore». E’ambientata a Carrara nel 1913. Molte scene sono ambientate tra le cave di marmo.Io interpreto una Madre Superiora, Suor Agnese che è la direttrice di un ospedale, il Santa Corona. E’ un personaggio controverso che nasconde risvolti alquanto interessanti. Devo dire che dovendo indossare un costume molto impegnativo per motivi di scena, ho sofferto molto il caldo. Ma in fondo…si sa…l’attore deve soffrire. E’ un po’ un luogo comune ma ogni tanto corrisponde a verità. Sono 22 puntate per Mediaset ed è un progetto tutto nuovo. Praticamente, quando andrà in onda nel 2017, monopolizzeremo per un po’ il palinsesto di Canale 5.

Ancora un personaggio da cattiva dopo aver interpretato la perfida Anna Ristori in «Elisa di Rivombrosa» ?

Non definirei Suor Agnese un personaggio cattivo. Piuttosto si tratta di un personaggio forte, con uno spiccato senso del potere costretta a fare delle scelte, forse perché nasconde dei segreti scomodi. Insomma, un ruolo che ha dei risvolti imprevedibili. Ed è è proprio per questo che mi piace questo personaggio ! Varie sono le sfaccettature emotive che lo animano, rendendolo interessante e non scontato. Ma ho già detto troppo. Non posso raccontarvi nient’altro per il momento.

Più di dieci anni fa, una grandissima popolarità con «Elisa di Rivombrosa». Come ha vissuto quel momento ?

Sì, davvero. Un successo incredibile. Prima di Elisa avevo fatto delle cose molto importanti come il film di Silvio Soldini, «L’aria serena dell’Ovest» o «La donna del treno» di Carlo Lizzani ma anche «Nessuno escluso» con Giancarlo Giannini e Alessandro Gassman. Ma Elisa di Rivombrosa è stato un successo e una popolarità inaspettata, un po’ per tutti e anche per noi che l’avevamo fatto. Il personaggio di Anna Ristori mi ha regalato un sacco di soddisfazioni anche se un po’ mi ha relegato allo stesso ruolo per qualche anno. Devo dire che anche ora la contessa Anna Ristori è nel cuore delle persone. E non può che farmi un enorme piacere.

Nel corso della sua carriera, determinante il sodalizio con la regista fiorentina Cinzia Th Torrini…

Cinzia oltre che essere una regista è diventata per me una cara amica. Ci siamo incontrate artisticamente poco dopo che mi ero diplomata all’Accademia. E mi scelse subito per il ruolo da protagonista in un tv movie della Rai, «La colpevole», tratto da una storia vera; uno stupro avvenuto qualche anno prima a Firenze. Da lì in poi tante altre avventure. Devo dire che io e Cinzia ci capiamo al volo sul set.

In cinema e in teatro lei è stata diretta da grandi registi come Squarzina, Nanni Moretti, Monicelli, Lizzani. C’è qualcuno che manca all’appello ?

Damiano Damiani, altro regista importante con cui ho lavorato. Era un uomo duro con un caratteraccio ma io l’ho amato molto. E poi naturalmente Silvio Soldini, un milanese svizzero con un suo modo di raccontare tutto particolare. Voglio ricordare anche il grande Luca Ronconi che ho avuto anche come maestro nel periodo in cui ho frequentato l’Accademia di arte drammatica.

E dopo quest’ultimo impegno ci sono altri progetti ? Riusciremo a vederla sulle tavole del palcoscenico del Metastasio o degli altri teatri cittadini ?

Ho scritto un testo per il teatro; «Giorni contati» che abbiamo rappresentato nella stagione 2012/2013 con una lunga turneè in lungo ed in largo per l’Italia. Ma purtroppo davvero a Prato non siamo venuti. Mi piacerebbe molto. Beh…se il Metastasio o il Fabbricone ci ospitasse, lo riprenderei molto volentieri.