Prato, 16 luglio 2013 - Il caso Kyenge approda in Parlamento su iniziativa del senatore Riccardo Mazzoni del Pdl che ha accolto l'invito dell'assessore Aldo Milone a intervenire dopo le parole della ministra all'immigrazioen che ha dichiarato al Corriere della Sera che a Prato ha viosto «reazioni fortissime contro i cinesi».

«Prato - scrive Mazzoni - ospita la seconda comunità cinese d'Europa dopo Parigi, e sta pagando in modo pesantissimo le conseguenze negative di un distretto che vive e prospera in modo illegale, con un giro di affari di 1,8 miliardi di euro che sfuggono a ogni controllo e un'evasione annua stimata in circa 800 milioni». mazzoni partla xdel «paradiso fiscale» rappresentato dal sistema del «pronto moda» cinese: 2.700 aziende con 17mila addetti, un costo del lavoro di trenta punti inferiore a quello del distretto tessile tradizionale, nessun orientale iscritto ai sindacati, solo il 7% dei contratti che dura più di due anni; le imprese hanno un turnover del 60% contro il 15,7% di quelle italiane. L'export è il 70% del fatturato, perché il pronto moda cinese di Prato rifornisce buona parte dell'Europa». mazzoni sottolinea che «i cinesi comprano tessuti non pratesi (costo e qualità sono troppo elevati), in prevalenza importano dalla madrepatria (+3000% nell'ultimo decennio).

«Prato è purtroppo l'esempio negativo di come un'immigrazione incontrollata preclude ogni possibilità di integrazione, perché dove viene sistematicamente elusa la legalità si mette a repentaglio non solo lo sviluppo economico, ma la stessa coesione sociale», scrive mazzoni che si sofferma poi su tutti gli aspetti del fenomeno migratorio;: dalla mancata scolarizzazione alle difficoltà luinguistiche. Poi si riovolge al ministro: «Le chiedo se non ritiene, prima di dare un giudizio così negativo come quello espresso nell'intervista al Corriere della Sera, che fosse utile conoscere meglio e più da vicino una situazione complessa come quella di Prato, una città che da sempre si è distinta per la vocazione all'accoglienza e all'integrazione, ma che si trova a fronteggiare un fenomeno come quello dell'immigrazione della comunità cinese che non ha mai dato alcun segnale di volersi integrare, violando sistematicamente le leggi».

Mazzoni sottolinea che a Prato «non c'è stato mai un problema di colore della pelle, perché il razzismo non abita qui». E scatta a questo punto l'invito a rendersi conto di persona dei problemi della realtà pratese. «Così forse potrà rendersi conto che non è con soluzioni facili e semplicistiche come la concessione senza regole dello "ius soli" che si risolvono i problemi dell'immigrazione».