Prato, 9 ottobre 2011 - VIA DEL CAMPO ai tempi della Globalizzazione è un pezzo del centro di Prato fra piazza Mercatale e piazza della Stazione. Nei caruggi genovesi cantati da De Andrè, le graziose dagli occhi color di foglia stavano la notte sulle loro soglie; qui, le graziose venute dall’oriente, coi loro occhi ovali passeggiano aspettando i clienti, pensionati o giovani attratti dal low cost della prestazione: 20 euro, anche se pure fra loro c’è chi fa dumping. Qualche settimana fa la polizia ha fatto irruzione in un centro massaggi beccando un ragazzo sposato di 25 anni: «Chiedevano dieci euro, così...».

 

Via del Campo ai tempi della Globalizzazione è un sorta di supermercato orientale del sesso, senza più misteri tantomeno poesia. Dopo aver conquistato il business del tessile, adesso i cinesi stanno allargandosi anche al terziario, mettendo le mani perfino sul mestiere più vecchio del mondo. Stime parlano di qualche centinaio di prostitute per un fatturato che sfiora i 20 milioni annui.
 

 

LORO, le Bocche di Rosa cinesi, le riconosci per le calze a rete e la bicicletta alla mano con la quale passeggiano sulle piste ciclabili. Un look che, in verità, rimanda più a Zandegù che non alla bella Otero. Tant’è: dalle scarpe Addas ai telefonini Ci-Phone, i cinesi han sempre puntato più sulla concorrenzialità dei prezzi che non sulla precisione dei dettagli. Perché stupirsi se lo fanno anche con la prostituzione?
 

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