Vaiolo delle scimmie, nessun caso a Prato "Il covid ci ha insegnato ad arginare i contagi"

Aquilini, direttrice Malattie infettive al Santo Stefano: "Bene le precauzioni. Non allarmarsi di fronte alla prima eruzione cutanea"

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PRATO

Il vaiolo delle scimmie (monkeypox) non conta casi a Prato. La conferma arriva dalla dottoressa Donatella Aquilini, direttrice del reparto di Malattie infettive dell’ospedale Santo Stefano. La nuova malattia infettiva si è manifestata in Toscana ad Arezzo in un uomo di ritorno da un viaggio alla Canarie, ma non deve destare preoccupazione che possa diffondersi rapidamente, come con l’epidemia da Covid. "Il Covid ci ha insegnato molto su come difendersi dal contagio dell’infezione che si è affacciata anche in Toscana qual è il vaiolo delle scimmie". La dottoressa Aquilini rassicura che la trasmissione del virus non avviene così facilmente "ma tramite contatti stretti con gli ammalati, che possono essere di vario tipo e a vario livello". Molti dei casi conosciuti ad oggi sono stati identificati tra coloro che si definiscono MSM, ovvero maschi che fanno sesso con maschi. "Ci si può infettare anche attraverso droplets ovvero goccioline ma solo se ci sono stati faccia a faccia prolungati oppure se si toccano abiti, lenzuola contaminati perché appartenenti ha chi è stato colpito dal vaiolo delle scimmie - aggiunge Aquilini -. Ma ripeto: ci devono essere rapporti stretti con passaggio di fluidi corporei". L’esperta invita alla responsabilità di fronte a strane eruzioni cutanee. "Se si ha la consapevolezza di aver avuto comportamenti a rischio, è necessario seguire le precauzioni indicate. E controllare se effettivamente si tratti del vaiolo delle scimmie. Altrimenti potrebbe trattarsi di una varicella o di altro".

Quali sono i sintomi che ci fanno riconoscere il vaiolo delle scimmie? "L’incubazione nella maggiorate dei casi varia da 5 a 7 giorni ma può arrivare anche a 21 giorni. Si manifesta con delle vescicole simili a quelle delle varicella, ma un po’ più grosse. All’inizio il liquido interno è limpido, poi diventa più bianco e vengono le croste. In una fase iniziale si può registrare anche febbre e mal di testa e astenia". Sul fronte della contagiosità bisogna porre attenzione "da quando compaiono le lesioni fino a quando le vescicole non sono guarite e le croste cadute definitivamente, lasciando spazio alla pelle nuova. Chi scopre di essere affetto da questo tipo di virus deve provvedere a stare in isolamento fino a che non passano del tutto le lesioni, che in genere si risolvono spontaneamente. Non ci sono terapie specifiche, anche se possono essere somministrati antivirali quando necessari", dice Aquilini. E chi ha ricevuto il vaccino contro il vaiolo, che è stato eseguito fino al 1977, può ritenersi schermato in parte da questo virus? "Non è escluso che le persone che non sono state sottoposte alla vaccinazione contro il vaiolo, abolito nel 1981 in Italia, possano essere a maggior rischio infezione. Per chi è stato vaccinato la protezione può essere fino all’85%". Le raccomandazioni all’insorgere dei primi sintomi? "L’invito è a rimanere a casa a riposo e rivolgersi al medico di fiducia. Come prevenzione è utile non entrare in contatto con persone immunodepresse, come anziani e bambini".

Sara Bessi