Tutti aggrappati alla cassa integrazione Numeri neri, compresi quelli dei ritardi

Fra le otto e le dieci settimane di attesa prima di avere i soldi: continua lo strazio dei lavoratori (nonostante le promesse). Negli ultimi 11 mesi presentate 20.000 domande per gli ammortizzatori. I sindacati: "E il peggio deve ancora arrivare"

di Stefano De Biase

Oltre ventimila domande di cassa integrazione, fra ordinaria e in deroga, in undici mesi di pandemia. Sono i numeri che raccontano la crisi del tessuto economico pratese. Il mondo dell’industria, quello del commercio e del terziario: tutti in ginocchio. Una valanga di richieste di aiuti, rivolte allo Stato, che dà la misura di quanto potrebbe essere drammatica la situazione a partire dal 31 marzo in poi, quando scadrà, salvo proroghe, il blocco dei licenziamenti. A fornire i dati è la Cisl Toscana, che ha analizzato la situazione da marzo 2020 al primo febbraio 2021 in provincia di Prato. Si parte dalla cassa integrazione in deroga Covid, cioè lo strumento che può essere richiesto dalle imprese che hanno meno di 15 dipendenti e che quindi non possono attingere alla cassa integrazione ordinaria.

Si parla per lo più di bar, ristoranti, pasticcerie, piccole attività commerciali, lavanderie, parrucchieri e centri estetici (quest’ultimi sono quelli che non applicano il contratto dell’artigianato). Da marzo a giugno sono arrivate negli uffici della Regione, che poi le hanno trasmesse all’Inps, 3.378 domande. Attenzione: quel numero non conta le aziende ma le domande, visto che una stessa impresa può avere presentato più domande nel corso dei mesi. Richieste che sono state tutte autorizzate tranne quattro. Poi da giugno 2020 a oggi il meccanismo è cambiato e le domande sono state inviate direttamente all’Inps. In questo lasso di tempo sono pervenute agli uffici di via Valentini altre 6.219 richieste, di cui 6.095 autorizzate. In undici mesi, quindi, l’Inps ha ricevuto 9.597 domande di cassa integrazione in deroga, autorizzandone 9.469. E i pagamenti? Qui, la situazione si fa ancora più complicata, perché come spiega il segretario generale aggiunto della Cisl Toscana, Ciro Recce, i tempi per il saldo vanno dalle otto alle dieci settimane: "La situazione è veramente preoccupante e il momento di maggiore criticità non è ancora arrivato", commenta Recce. "Dal via libera alla cassa integrazione al pagamento degli assegni passano almeno due mesi. E questo crea grandissime difficoltà ai lavoratori. I problemi sono molteplici. Per prima cosa servono pagamenti più veloci, poi bisogna evitare che i licenziamenti vengano consentiti in un momento di pandemia. Inoltre, con la Regione bisogna avviare politiche attive: non bastano i sussidi, è necessario il reinserimento nel mondo del lavoro dei dipendenti in uscita dalle imprese in crisi". Di pari passo con la Cig in deroga, ci sono pure le domande della cassa integrazione ordinaria che riguardano il mondo dell’industria. Qui le richieste pervenute all’Inps in undici mesi sono state 10.647 (anche in questo caso sono domande, non aziende). Numeri che raccontano le difficoltà affrontate dal settore manifatturiero fra le chiusure forzate del primo lockdown, le restrizioni, lo stop alle fiere e ai viaggi all’estero. "Con i pagamenti della cassa integrazione siamo fermi a novembre" spiega Alberto Santini, segretario della Filcams Cgil. "Il mese di dicembre, invece, è arrivato solo ad alcuni lavoratori. Oltre alla burocrazia, il problema dei ritardi nei settori di commercio, turismo e servizi è legato anche all’attività dei consulenti del lavoro che non sempre sono tempestivi nella comunicazione dei dati". Dalla Cgil arriva anche un invito al dialogo tutto puntato sulla provincia di Prato. "Serve un confronto fra le parti sociali e datoriali", conclude Santini. "E’ un bene che ci sia per il manifatturiero e l’artigianato, ma servirebbe anche per il terziario, per i servizi e per la distribuzione. Un tavolo specifico ci consentirebbe di avere ancora più chiara la situazione complessiva e di ricostruire assieme la ripartenza".