In giro per il mondo a salvare vite. Ecco i tre "angeli" dei trapianti / VIDEO

Missioni nei 5 continenti per i volontari del Nopc: "Quante emozioni". Le loro storie

Paola Colosimo, Gabro Desideri, Andrea Nuti e (in piedi) Massimo e Patrizia Pieraccini

Paola Colosimo, Gabro Desideri, Andrea Nuti e (in piedi) Massimo e Patrizia Pieraccini

Prato, 7 marzo 2017 - C’è posta per te, ma nel pacco non ci sono l’ultimo libro comprato su Amazon o quella rarità puntata da tempo su e-Bay. No, in quegli strani frigoriferi portatili, che se non fosse per l’adesivo “niente raggi X” ricorderebbero le borse termiche da spiaggia, c’è qualcosa di inestimabile: il dono della vita.

Molti lo ignorano, ma a Firenze, in zona Statuto, ha sede il Nopc (Nucleo operativo di protezione civile): è un’associazione che si occupa di logistica dei trapianti. Da tutto il mondo chiamano a Firenze e da lì si organizza la partenza dei volontari per il prelievo di organi, midollo o sangue e il loro arrivo nell’ospedale di destinazione. A volte è facile: chissà, magari da Milano a Bologna. A volte invece - ed è successo - un volontario di Pontedera deve prelevare il midollo in Cina e portarlo a Buenos Aires, dove un bambino malato di leucemia sarà trapiantato.

Fra questi volontari – una sessantina operativi, la maggior parte toscani ma non solo – ci sono tre pratesi. "Tutti preparati ad affrontare i nostri due principali nemici: gli scioperi e il maltempo", spiega il presidente Massimo Pieraccini, presidente, anima del Nopc insieme alla sorella Patrizia, direttrice operativa. Ai volontari viene spiegato come affrontare le situazioni critiche, quando assistenti di volo o addetti ai controlli degli aeroporti si irrigidiscono davanti a quel contenitore che deve mantenere una temperatura costante e non passare assolutamente dai raggi X.

Gabor Desideri, di Comeana, è un veterano: oltre 200 viaggi nel mondo. "Ricordo quando ero in Repubblica Ceca e mi trovai bloccato in un ingorgo a causa della neve – racconta – mi buttai sulla corsia di emergenza fin quando non trovai una pattuglia della polizia e, senza che parlasseero una parola di inglese, riuscii a far capire la situazione e così mi lasciarono andare". Il momento dell’incontro spesso è impersonale, non c’è contatto con i parenti di chi – spesso un malato di leucemia – sta aspettando il midollo. Ma a volte non va così. "Ho ancora la pelle d’oca – ricorda Gabor – se ripenso a quando arrivai a Bologna con il contenitore in mano e mi trovai di fronte al babbo del piccolo che aspettava il midollo: ci abbracciammo e io iniziai a piangere. Poi, tutte le volte che sono tornato lì, ho sempre chiesto informazioni sulle condizioni del piccolo".

"Ho tanta paura quando esco – dice Andrea Nuti, professore in pensione – e mi tremano le gambe. Mi alleno a casa, ma poi sul campo è tutto diverso: non c’è prova d’appello, non si può ritardare una consegna. Devi dare il massimo per qualcuno che non sai chi sia. Ma quando arrivi a consegnare ti senti l’uomo più ricco del mondo. Ricordo quando andai a Cordoba a portare il midollo per una bambina di 15 mesi malata: non volevo che me la facessero vedere, invece la dottoressa mi portò dove era ricoverata la piccola. Scoppiai in un pianto a dirotto. Io sono due volte padre, ma quella bambina è come se fosse la mia terza figlia".

Poi c’è chi si prepara alla sua prima missione, come Paola Colosimo, fiscalista e mamma di una bambina di 8 anni. "Non era mai stata senza di me – racconta – e quando parto mi chede dove vado. Le dico che devo andare a salvare una vita. Da quando mi ha risposto “Vai, tanto io sto con papà” ho capito come abbia compreso l’importanza delle missioni".

L'IDENTIKIT

Fiscalista, mamma di una bambina di 8 anni, Paola Colosimo ha terminato il percorso di formazione e fatto alcuni viaggi in affiancamento a volontari più esperti. Adesso è pronta per la sua prima missione in solitaria: andrà a prelevare il contenitore a Colonia, in Germania, e lo porterà in Spagna, a Salamanca. "Mio marito mi ha regalato il libro che raccoglie le testimonianze dei volontari. Appena l’ho letto mi sono detta: ecco, questa è una cosa per me".

Come godersi la meritata pensione? Viaggiando nel mondo per salvare vite. Andrea Nuti, 62 anni, storico istruttore di educazione fisica all’istituto comprensivo Marco Polo e vicepreside, appena ha smesso di lavorare si è dedicato al Nopc: da ottobre ha già portato a termine cinque missioni, con la sesta in programma in queste ore da Siviglia a Oviedo. "Non volevo altre responsabilità, dopo quelle scolastiche con tutti quei ragazzi. Ma il Nucleo operativo di protezione civile mi ha dato fiducia".

Nome che colpisce, segno delle origini ungheresi da parte di madre, Gabor Desideri abita a Comeana. Ha 46 anni ed è impiegato all’Unicoop Firenze, dove si occupa degli acquisti per il reparto forneria. E’ il veterano del gruppo: "Non tengo il conto, ma penso di aver portato a termine oltre 200 missioni. Ho iniziato nel periodo peggiore per viaggiare: subito dopo l’11 settembre. Il mondo l’ho girato tutto, mi manca solo l’Australia".