Texprint, gli operai tornano in piazza E risale la tensione

I Si Cobas accusano la società di avere abbandonato il tavolo con la Regione. La replica: "Falsità, quel tavolo mai aperto"

E’ tornata in piazza la protesta degli ex lavoratori della Texprint, sostenuti dalla sigla sindacale Si Cobas. Ieri una quarantina di operai, tutti stranieri e principalmente di nazionalitrà pachistana, si sono ritrovati in un’assolata piazza del Comune con striscioni e slogan contro lo sfruttamento lavorativo denunciato da quasi 200 giorni dal gruppo di lavoratori in presidio permanente di fronte alla stamperia di via Sabadell. Al loro fianco è sceso in piazza anche un gruppo di 6-7 rappresentanti del Collettivo Gkn di Campi Bisenzio, che si stanno battendo per il ritiro dei 422 licenziamenti decisi dalla multinazionale britannica. I manifestanti continuano ad elencare i motivi di contrasto con l’azienda: i Si Cobas accusano la società di aver "abbandonato in questi giorni senza alcuna spiegazione il tavolo di trattativa recentemente riapertosi in Regione Toscana". Notizia che la società smentisce in maniera categorica in un comunicato stampa: "Non corrisponde al vero che la società ha abbandonato il tavolo di trattativa riapertosi in Regione, per il semplice motivo che non si è mai aperto alcun tavolo in Regione Toscana". Anzi la Texprint rincara la dose sostenendo che "i Si Cobas, nonostante un avviso di conclusione delle indagini ricevuto dalla Procura pochi mesi fa, in cui erano contestati 19 gravi reati, continuano a commetterne ormai quotidianamente". La Texprint, come si legge ancora nel comunicato stampa della società, fa sapere che "sono attualmente in corso diversi procedimenti che stanno accertando le responsabilità penali dei Si Cobas, anche in relazione al gravissimo reato di calunnia derivante dalla accusa nei confronti di un amministratore della Texprint, che era stato falsamente incolpato di aver gettato dell’acido su un manifestante".

Sempre la società stigmatizza il modus operandi dei manifestanti sostenuti dai Si Cobas. Un braccio di ferro che pare non trovare ancora oggi una conclusione. I Si Cobas, fra l’altro, ricordano che "gli operai sono ancora in attesa di conoscere gli esiti degli accertamenti dell’Ispettorato del lavoro a sei mesi di distanza dalle denunce. Come sono ancora in attesa di vedere un seguito in Procura alle denunce di sfruttamento che da sei mesi i lavoratori portano avanti in tutte le forme e sedi possibili. Anche il riconoscimento di permessi di soggiorno per motivo di sfruttamento - concludono i Sì Cobas - esiste solo a parole: mancano i fatti".