"Stress da pandemia, le donne soffrono di più"

Il direttore di Psichiatria: "L’incertezza nelle nostre vite? Va tollerata e prevenuta. Il ricorso ai servizi di salute mentale aumentato del 30%"

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di Roberto Baldi

Prato, città delle braccia solide e della concretezza operativa, ha risentito a suo modo del nuovo corso che ha decelerato i tempi lavorativi e le sicurezze interiori. Non c’è solo il corpo ad essere messo in causa in tempi come questi in cui le evenienze patologiche rischiano di aggredire anche la mente. Ne parliamo col direttore dell’unità operativa psichiatria della nostra Asl Giuseppe Cardamone, 58 anni, dal 2019 direttore Unità funzionale salute mentale adulti di Prato e dell’Area salute mentale adulti. Ha svolto funzione di coordinamento e di promozione dei progetti di tutela della salute mentale di rifugiati e richiedenti asilo presso le Aziende sanitarie regionali e ha ricevuto diversi incarichi di insegnamento di Psichiatria presso l’università di Bergamo e di Siena.

Una delle esperienze più significative della psichiatria è quella del dolore e della sofferenza. Qual è il tasso di sofferenza oggi in città dopo il coronavirus?

"Stiamo parlando di un’esperienza particolare perché legata alla doppia evenienza lavorativa e clinica, che ha accresciuto di circa il 30% il ricorso al servizio di salute mentale della nostra Asl e che ci impone due ordini di considerazioni. La prima è che la nostra vita è ormai coinvolta dal cambiamento; la seconda è che bisogna tollerare e prevenire l’incertezza dei prossimi anni".

Più gli uomini o le donne accedono al servizio di salute mentale?

"Più le donne che stanno sperimentando un maggiore carico della pandemia e delle sue conseguenze. Ma sta aumentando anche l’accesso degli uomini".

L’Asl come si inserisce in questo contesto?

"Cercando di andare incontro alla domanda. E’ attivo da poco tempo anche un ambulatorio specialistico per sostenere gli operatori sanitari e sociali dei servizi territoriali dell’Azienda sanitaria, impegnati ad affrontare situazioni di emergenza con elevati livelli di stress emotivo".

Quali i motivi principali di stress?

"La preoccupazione per il mantenimento dello stato di salute, il cambio radicale della routine quotidiana e del nostro stile di vita, la sensazione di imprevedibilità, la continua tensione nell’operare per il rischio di contaminazione. L’ambulatorio è dedicato agli operatori sanitari e socio–sanitari che lavorano nei servizi territoriali".

Nelle sue esperienze anche il ruolo di referente attività cliniche e psicosociali a favore degli immigrati: quali sono i problemi nell’ottica pratese?

"La situazione va evolvendo in senso positivo, anche se restano importanti alcune psicopatologie quali la gravosità del proprio lavoro; la subalternità lavorativa, assenza occupazionale in molti casi; la marginalità spaziale e abitativa, legata alla difficoltà di trovare ambienti accoglienti e agli aggravi economici che ne derivano; isolamento, ostilità e resistenze, abitudini e pregiudizi, difficoltà di dialetto e di lingua, identità infrante e così via.Ma sono importanti anche il comportamento e la collaborazione degli immigrati".

Nel senso?

"Nel senso che l’ospitalità è doverosa se si viene qua per lavorare legalmente, per inserirsi nella società rispettandone leggi e cultura, contemperando le ragioni dell’accoglienza con quelle della legalità e le ragioni della solidarietà con quelle della sicurezza in conformità ai principi di civiltà e rispetto per la dignità di chi è ospitante e di chi è ospitato".