
Un legame che dura da anni, nato per motivi di lavoro e poi trasformatosi in un rapporto di amicizia fraterna. Un filo che lega le famiglie di Massimo Paolieri, impreditore tessile pratese uno dei titolari della Filati Paolo Paolieri & C, con quella di Vladislav Makarov, da tutti conosciuto come Vladi, collega del settore tessile ucraino di Charkiv. Quel legame, resistente da anni, si è concretizzato adesso nei gesti di accoglienza nei confronti dei figli Marina di 35 anni, Leonid di 14 anni e Boris di 16 anni e della nipote di 8 anni, Sofia, figlia della primogenita: sono al sicuro, ospiti nell’abitazione del padre di Paolieri. Insieme a loro anche Elena, la compagna di Vladi. Ieri proprio i ragazzi hanno fatto il primo passo importante per tornare ad una vita normale. Andando a scuola.
"Quando è scoppiato il conflitto con l’invasione dell’Ucraina - racconta Paolieri - ho subito invitato Vladi e la sua famiglia a raggiungermi in Italia, qui a Prato. Lui è da tempo un mio cliente, ma ormai è diventato anche un amico vero. In un primo momento la situazione non pareva così critica e mi ha risposto che non c’era bisogno di fuggire dall’Ucraina". Così il collega-amico insieme alla sua famiglia ha continuato a vivere a Charkiv, oggi una fra le città maggiormente colpite dai bombardamenti russi. "Del resto Vladi non sarebbe mai venuto via, indipendentemente dal fatto che gli uomini dai 18 ai 60 anni debbono rimanere in Ucraina a combattere - prosegue Paolieri - Laggiù è titolare di una grande azienda tessile a ciclo completo che produce plaid. Attualmente, sebbene non riesca a lavorare normalmente, è riuscito a trovare un modo per fare giungere coperte al confine con la Polonia. Gli vengono richieste per garantire l’accoglienza dei profughi che stanno scappando dal Paese invaso dalle truppe russe di Putin". L’escalation della guerra ha spinto la famiglia a lasciare la sua casa e a trovare riparo in una cittadina confinante. "Purtroppo lo scoppio di un bomba ha causato l’incendio del piano terra e del primo piano della loro abitazione. Soltanto allora hanno deciso che era meglio cercare rifugio fuori dall’Ucraina, accogliendo il mio invito. Ed eccoli qui in Italia". Per Marina (che sa parlare l’italiano), i suoi fratelli e la figlia è iniziata l’odissea per raggiungere il confine.
"Sono riusciti a salire su un autobus e a raggiungere Varsavia - racconta Paolieri - Ho intrapreso un viaggio di 900 chilometri per andare a prenderli a Vienna. E’ stato bello poterli abbracciare di nuovo e metterli in salvo. Quando sono arrivati qui non avevano più niente; la fuga è stata troppo improvvisa e dopo lo scoppio della bomba non sono potuti ritornare nella loro casa, ormai distrutta, per recuperare abiti o scarpe". L’abbraccio è proseguito a Casale di Prato, dove i tre giovani e le due donne sono state accolti nella casa dei genitori di Paolieri, Paolo e Luciana. Qui possono giocare assieme ai figli di Paolieri e sentirsi al sicuro. "Oggi è stato il primo giorno di scuola per tutti e tre i ragazzi - conclude Paolieri - La più piccola mi ha raccontato che ha superato la barriera della lingua usando il traduttore sull’Ipad".
Sara Bessi