Stop asporto dopo le 18: "Un boomerang pericoloso"

Baristi ed esercenti: "Per noi un danno grave. E se l’intento era di limitare gli assembramenti della movida, si è ottenuto l’effetto contrario"

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"Lo stop all’asporto dopo le 18? Una mossa sbagliatissima e che rischia di essere un clamoroso autogol se l’obiettivo del governo era evitare assembramenti". In effetti, il primo sabato di zona gialla da mesi a queste parte a Prato ha portato alla luce gli effetti indesiderati di una restrizione come quella per bar, enoteche e attività simili (nello specifico quelle che non hanno una cucina e identificate dai codici Ateco 56.3 e 47.25) di garantire il servizio di asporto di drink e bevande dopo le 18. Visto che l’intento era di dare una stretta alla movida, si può affermare che la missione non è partita con il piede giusto.

Già, perché imporre un limite massimo per l’orario dell’aperitivo - al quale evidentemente i pratesi non intendono rinunciare - ha fatto sì che le strade del centro straboccassero di persone nel tardo pomeriggio. Una fiumana di giovani e meno giovani che ha provocato caos fra gli esercenti, ritrovatisi improvvisamente con una mole di lavoro difficile da gestire. "Mi sembra assurdo pensare che bloccare l’asporto dopo le 18 sia la soluzione giusta - l’opinione di Andrea Fordiani del Caffé Buonamici in via Bettino Ricasoli - Avendo a disposizione solo una determinata fascia oraria per l’aperitivo, è chiaro che vengano tutti nel solito momento. Chi sta bevendo non indossa la mascherina e questo, unito agli assembramenti, rischia di far circolare più velocemente il virus". Giuseppe Giorgetti, titolare del Caffè Bacchino in piazza Santa Maria delle Carceri, solleva la questione dei danni economici che la serrata fissata alle 18 comporta per le attività specializzate nella somministrazione di bevande: "Un abbaglio del governo. Così noi pubblici esercenti perdiamo almeno un 30% di entrate, specie nel fine settimana".

Dello stesso avviso Marco Petrelli di Wired in via Pugliesi: "E’ l’ennesimo sopruso nei confronti della nostra categoria. Così ci stroncano, perché gli incassi maggiori li abbiamo sempre fatti registrare dall’orario dell’aperitivo in poi. E anche a livello di sicurezza non mi sembra che si creino effetti piacevoli, con gli assembramenti fuori dai locali". Basti pensare a via Settesoldi, presa d’assalto fra le 16.30 e le 18-18.30. "Il dito mi sento di puntarlo contro i colleghi che non rispettano le regole - sentenzia Simona Marinai, vicepresidente provinciale Fipe e contitolare de Le Barrique in via Mazzoni - Se il governo è arrivato a prendere una decisione simile, la colpa va attribuita al loro cattivo atteggiamento. Dispiace per chi si comporta bene, ma se deve essere una misura che ci consente di salvare gli altri servizi, in particolare il pranzo, preferisco così".

Non si dispera troppo Lorenzo Suardi della Cova in via Santa Trinita: "Noi possiamo andare avanti anche dopo le 18 con l’asporto di alimenti, avendo la cucina. Un piccolo danno per lo stop ai drink ci sarà, ma non mi preoccupa eccessivamente".

Francesco Bocchini