Prato, scoppia il caso della stazione di polizia cinese. "Solo servizi amministrativi"

Lo sportello aperto dall’Associazione culturale di Fujian. Sindaco e questore rassicurano. La prefetta: "Forse un equivoco linguistico"

L’inaugurazione del Fuzhou Police Overseas Service Station di Prato

L’inaugurazione del Fuzhou Police Overseas Service Station di Prato

Prato, 5 settembre 2022 - Si chiama "Fuzhou Police Overseas Service Station" (stazione della polizia d’oltremare di Fuzhou per i cinesi residenti in città e in Toscana) e ha uno sportello in via Orti del Pero 2, in piena Chinatown. Ad aprire e gestire questo servizio dalla fine del marzo scorso - i locali sono dietro ad un anonimo portoncino grigio - è l’Associazione culturale della comunità cinese di Fujian in Italia (Fuzhou è la capitale di quella regione della Cina), associazione formata da civili il cui compito è aiutare i connazionali a sbrigare pratiche amministrative e burocratiche, dal rinnovo delle patenti ai documenti per i passaporti e per i visti. Eppure attorno a quest’ufficio è nato un caso.

Secondo quanto pubblicato da Il Foglio nell’edizione del fine settimana alla stazione di via Orto del Pero non si farebbero soltanto attività di tipo amministrativo: il sospetto sollevato è che si facciano anche operazioni di polizia, con la raccolta di denunce. Un’ipotesi che, come scrive sempre "Il Foglio", troverebbe conferma in un articolo pubblicato il 17 febbraio scorso su The Paper , giornale di Shanghai United Media Group. Nell’articolo si leggeva che una cinese residente in Canada aveva presentato denuncia per una frode online alla stazione di polizia di oltremare di Fuzhou, stazione attiva nella sua città. Di questi sportelli ne sono stati inaugurati altri in 25 città di 21 Paesi differenti: da Barcellona a Dublino, da Budapest a Buenos Aires. Come quello pratese, sarebbero una sorta di succursale dello sportello Overseas 110 che è in madrepatria, dove è svolta effettivamente anche attività di polizia. Qualche dubbio potrebbe nascere proprio da questo legame. Ma il presidente dell’Associazione culturale della comunità cinese di Fujian in Italia, Liu Bingzi, che gestisce lo sportello pratese tiene a ribadire: "Non ci sono qui poliziotti cinesi bensì ci sono i volontari della nostra Associazione che danno una mano alla gente proveniente dal Fujian e che ha bisogno di assistenza amministrativa, come per esempio per il rinnovo della patente cinese", dichiara lo stesso presidente dell’Associazione culturale raggiunto da La Nazione. E spiega ancora: "La nostra intenzione è di aiutare i connazionali nel rinnovo dei documenti cinesi perché non hanno potuto tornare regolarmente in Cina a causa della pandemia da covid".

Dunque uno sportello con personale in carne e ossa, ma anche virtuale, per collegarsi via internet alla stazione centrale di Fuzhou e rinnovare, come detto, le patenti risolvendo i problemi, come si legge sul sito web della stazione, a molti cinesi che non possono fare ritorno in Cina sia per i costi proibitivi dei biglietti aerei sia per la pandemia da Covid e le continue chiusure a cui vengono sottoposte le regioni e le città cinesi.

Nessuna attività di polizia "parallela" a quella dello Stato italiano, dunque, nei locali di via Orti del Pero. Attività che sarebbe del tutto illegale. Le stesse istituzioni cittadine lo confermano, tranquillizzando anche la popolazione e fugando qualsiasi sospetto sui servizi offerti ai cittadini cinesi dall’Associazione culturale.

"Ho chiesto chiarimenti sia al questore che al prefetto – afferma il sindaco Matteo Biffoni – Si tratta dell’attività di una Associazione culturale formata da civili, che si conosce da tempo e che si dedica a fornire supporto ai connazionali che vivono a Prato". Sia il prefetto Adriana Cogode che il questore Giuseppe Cannizzaro vogliono tranquillizzare che non si tratta di un servizio di polizia inteso come attività di sicurezza. Secondo la Prefettura a trarre in inganno potrebbe "essere stato anche un equivoco linguistico".