Spaccio fuori da scuola, assolti

Vernio: ragazzini insospettabili accusati di aver ceduto droga a minori

L'avvocato Leonardo Pugi

L'avvocato Leonardo Pugi

Vernio (Prato), 23 marzo 2019 - Da ragazzini di buona famiglia a spacciatori fuori dalle scuole. Aveva destato non poco scalpore, nel giugno 2016, la notizia di alcuni giovanissimi, tutti diciottenni e ventenni, residenti in Vallata, finiti in un’inchiesta della procura con l’accusa di spaccio di droga aggravata dal fatto che alcuni fra gli acquirenti erano minorenni. Al «giro» avrebbero partecipato molti giovanissimi della Valbisenzio che si tenevano in contatto fra di loro grazie a una chat su Whatsapp chiamata «Vernio by night». Le indagini dei carabinieri della Stazione erano partite dalle segnalazioni di alcuni genitori. Sette ragazzini, quattro italiani fra cui una ragazza, e tre stranieri (uno della Costa d’Avorio e due marocchini) sono finiti a processo. Sono comparsi di fronte al gip Francesca Scarlatti e al pm Egidio Celano ma le prove a loro carico non sono state sufficienti. Due, che hanno scelto il rito abbreviato, sono stati assolti (fra cui a ragazza), per gli altri cinque il gip ha pronunciato il «non luogo a procedere», non andranno a processo.

Tre dei ragazzi erano difesi dall’avvocato Leonardo Pugi, gli altri da Lorenzo Baldassini e dall’avvocato Stefanelli di Pescia. Tra la fine del 2015 e il l’inizio del 2016 i ragazzi erano stati tenuti sotto controllo dai carabinieri. I loro comportamenti avevano dato nell’occhio in seguito alle ripetute segnalazioni in Prefettura per uso di sostanze stupefacenti di alcuni giovani. Si trattava di diciottenni incensurati che, per l’accusa, erano riusciti a creare una serie di contatti – tramite vari social network – tra i coetanei (anche minorenni) della Vallata e Castiglion de’ Pepoli per vendere la droga. La presunta banda dei ragazzini «terribili» venne monitorata dai carabinieri per diversi mesi dopo che alcuni genitori del paese – preoccupati – avevano segnalato alle forze dell’ordine gli strani movimenti di una decina di ventenni che intessevano relazioni di amicizia su Facebook o direttamente fuori dalle scuole, per adescare minorenni e piazzare la droga: si parlava di hashish, marijuana ma anche cocaina. Per i difensori non si trattava di vere e proprie cessioni di droga ma di un «consumo» di droga personale e di gruppo. Il gip ha accolto questa tesi. I reati contestati erano pesanti (con l’aggravante delle cessioni fuori dalle scuole e a minorenni). Reati per i quali la pena minima è di otto anni.

Laura Natoli