Sosta senza regole: incubo in via Galcianese

All’uscita delle scuole decine di auto si ammassano sui marciapiedi e sull’erba. Traffico in tilt, i bus per i ragazzi si scambiano a malapena

Multe, contravvenzioni, foto generica (Newpress)

Multe, contravvenzioni, foto generica (Newpress)

Prato, 7 novembre 2019 - Via Dossetti , la strada dello struscio. Non per il sovraffollamento delle persone, ma per il brulicare di auto in divieto di sosta. Capita così che quando gli autobus devono incrociarsi quasi si tocchino, fino a sfiorare il contatto l’uno con l’altro perché le auto «sdraiate» con sfrontatezza sul lato della strada spingono i bus in mezzo alle rispettive carreggiate. A quel punto i passeggeri si guardano attraverso il vetro e sembrano pensare: «Anche stavolta sarà dura». Sì, lo è: gli autisti sono costretti a una manovra da supereroi, con la padronanza alla guida degna di uno stunt-man del volante e la precisione di un chirurgo in sala operatoria. I due autobus si contorcono, poi quasi si toccano per una frazione interminabile di secondo. In mezzo resta solo una fessura sottilissima che assomiglia a una crepa. Poi finalmente riescono a sfilarsi e a completare lo scambio. È andata. Ma che fatica.

È solo una delle tante storture quotidiane che si vedono in via Dossetti e dintorni. Un consiglio: se siete alla guida, le code lunghe centinaia di metri vi fanno venire l’orticaria e al volante avete l’arrabbiatura facile, allora state alla larga dal polo scolastico che include Rodari, Marconi e scuole Buricchi. Alle 14 o giù di lì è il delirio. Peggio ancora se piove. Lo abbiamo testato nei giorni scorsi dopo la segnalazione di un lettore che tramite un messaggino descriveva la situazione come «l’apocalisse». In effetti al suono della campanella il caos è totale. In via Galcianese si forma una coda interminabile di veicoli. Le auto parcheggiate a bordo della strada, una ventina, fanno solo da contorno: la colpa è tutta dei furbetti che con arrogante nonchalance invadono la corsia opposta per entrare di prepotenza nel cancello dell’istituto e prelevare i figli a zero metri dalla scuola. Cosa non si fa per evitare due gocce d’acqua.

Basta questa ‘malefica’ operazione da parte di un paio di veicoli, sommata al semaforo rosso, per mandare in tilt via Galcianese. E vuoi che in coda non ci sia l’avvelenato di turno? E allora giù con i colpi di clacson a non finire. La rabbia al volante divampa in un attimo e il tempo trascorso imbottigliati nel traffico di certo non aiuta a far scendere il livello dello stress. Dalla rotonda di via Colombo alla Misericordia di via Galcianese è tutto bloccato: servono almeno dieci minuti per lasciarsi il putiferio alle spalle. Quattrocento metri di coda, auto dove capita e infrazioni a ripetizione.

Ma il peggio deve ancora arrivare e si presenta, puntuale, in via Dossetti, quella che dovrebbe essere l’uscita secondaria delle scuole. In realtà la strada è ancora più affollata, la sosta selvaggia è sempre più molesta e l’asfalto non respira. Le auto fuori posto sono almeno quaranta, senza l’ombra di un parcheggio libero.

Le uniche aree di sosta sono già occupate dai residenti della zona. Il marciapiede non basta e pure il prato viene preso d’assalto. Ci sarebbero ampi spazi per realizzare altri parcheggi e viene da domandarsi come mai un polo scolastico con così tanta affluenza non abbia un’area di sosta adeguata. La domanda cade nel vuoto perché al suono della campanella l’unico pensiero è tornare a casa nel minor tempo possibile. Magari con un briciolo di pazienza, un po’ di fortuna e la voglia di farsi cento metri a piedi un parcheggio in via Guilliccioni si potrebbe pure trovare, ma il fatto è che la maggior parte dei genitori non ha tempo da perdere. Si mette d’intralcio e aspetta l’uscita dei figli come se niente fosse. Le ruote dei suv si ‘divorano’ pure le fermate degli autobus. Oddio, chiamarle fermate non è corretto. C’è solo un palo con gli orari, poi una fetta di marciapiede e nulla più. Manca una pensilina che nei giorni di pioggia sarebbe manna dal cielo. E così gli studenti aspettano il bus con lo zaino in spalla, lo sguardo perso e il cappuccio fradicio sopra la testa. © RIPRODUZIONE RISERVATA